ALBA La notizia è stata ripresa da Il Fatto quotidiano venerdì scorso e anche dall’Unità, dopo la manifestazione di fronte ai cancelli della Ferrero, ma è stata Gazzetta d’Alba la prima – già a luglio – a parlare delle condizioni delle lavoratrici della Proteco Srl, ex cooperativa Gtpm, a cui Ferrero esternalizza una parte importante del confezionamento dei propri prodotti.
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Come denuncia il sindacato Usb, si parla di stipendi di 5 euro all’ora, a cui si aggiunge la mancanza di continuità. Le lavoratrici – molte delle quali straniere – sono inquadrate come personale di pulizia, quando di fatto fanno parte del comparto alimentare: una situazione, per riassumere, molto diversa da quella dei dipendenti della multinazionale albese.
Oggi il caso è approdato alla Camera dei deputati, a partire dall’interrogazione del deputato Marco Grimaldi, vicepresidente di Alleanza verdi e sinistra (Avs).
Ecco il testo completo dell’interrogazione:
«Chiedo formalmente un’informativa urgente alla Ministra del lavoro e delle politiche sociali Calderone. Le chiedo di dirci che cosa pensa delle lavoratrici della Proteco Srl. Forse questo nome vi dice poco, e sapete perché vi dice poco? Perché, in realtà, copre un lavoro in appalto, anzi in subappalto, di una grande azienda italiana, forse una delle più grandi dal punto di vista non solo del fatturato, ma anche dell’immagine, parlo della Ferrero.
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Queste lavoratrici, Presidente, sa che cosa producono? Producono le confezioni della Kinder, ha presente la sorpresa? Ecco, qui di sorpresa ce n’è solo una, quella negativa, quella di sentire queste lavoratrici, che chiedono semplicemente più diritti e più salari, dirci e dire all’opinione pubblica che non hanno nemmeno i soldi per comprare quegli ovetti ai loro figli, perché loro prendono meno di 6 euro all’ora, precisamente 5 euro all’ora. Per intenderci, un lavoratore della Ferrero guadagna mediamente fra i 400 e i 500 euro in più di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, e sa qual è il punto?
Che cosa hanno in comune i Kinder, i Rocher, i Raffaello? Lavoratori in appalto
Che non hanno il contratto collettivo dell’agricoltura, non hanno lo stesso contratto collettivo della Ferrero, ma lavorano nel Multiservizi, come se facessero le pulizie, ma lo dico sottolineando come se fosse giusto invece pagare per le pulizie meno di 9 euro l’ora. Allora, lo chiediamo così alla Ministra Calderone, visto che è contro il salario minimo legale, così come questo Governo: che cosa facciamo per le lavoratrici della Proteco Srl? Cosa diciamo a quei numeri uno del sistema Paese e del made in Italy che possono ancora oggi scegliere à la carte quale contratto collettivo nazionale utilizzare?
Cosa diciamo a delle lavoratrici che, per ottenere le 40 ore, per avere uno stipendio come gli altri, come gli altri della Ferrero, devono fare gli straordinari? Già perché, in tutto questo, se sono lavoratrici in appalto, magari dentro le cooperative, hanno spesso part time involontari. Allora, lo chiedo qui: cosa hanno in comune i Rocher, i Raffaello, i Kinder Sorpresa? Hanno tutti lavoratori in appalto e sono il 90 per cento di una grande azienda del made in Italy in Italia. Lo chiediamo a questo Governo: è normale che sia questa la sorpresa che trovano le lavoratrici dopo 20 anni di stipendi e di sudore?
Una sorpresa amara per le lavoratrici
Già, perché queste lavoratrici è da prima del 2000 che lavorano lì, da più di 20 anni. Sono o non sono lavoratrici della Ferrero? Per noi sono lavoratrici della Ferrero, che ci sia un appalto o un subappalto, e dovrebbero prendere gli stessi soldi degli altri dipendenti. Allora lo dico a questo Governo, che decide di liberalizzare ancora di più i somministrati: è normale questo racconto? È normale questa sorpresa? Per noi non lo è. Per questo chiediamo alla Ministra Calderone di venire qui, in Aula, per spiegarci come si fa, senza un salario minimo, a far sì che quell’azienda non paghi à la carte, a 5 euro l’ora, quelle lavoratrici, che sudano per fare cosa?
La Ferrero può scegliere di reinternalizzare il confezionamento
Per avere qualche euro in più, per regalare quegli stessi pacchetti ai loro figli. Invece di merce, invece di quelle mance che continuiamo a pensare di poter dare a queste lavoratrici, loro chiedono solo dignità, chiedono di far parte di una grande azienda italiana. E lo dico a quel numero 1, che è uno dei più ricchi in Italia e sappiamo bene la sua storia: arrivi lui a fare una proposta, se non ci arriva il Governo, perché tutte le grandi imprese italiane possono già scegliere oggi. E lo dico, c’è una responsabilità sociale dell’impresa: scegliete di reinternalizzare questi lavoratori e queste lavoratrici. Si può fare e ne viene anche del futuro del nostro sistema produttivo».