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1994-2024 / Le storie: «Tutti eravamo ignari che, da lì a poco, sarebbe cambiato tutto»

Abbiamo ricevuto molte storie da chi, nel 1994, era adulto o ragazzo. Tutti ricordano come, in pochissimo tempo, la città sia precipitata in dramma di fango e acqua

1994-2024 / Le storie: «Tutti eravamo ignari che, da lì a poco, sarebbe cambiato tutto»

ALBA  Correvano i primi giorni di novembre dell’anno 1994,io avevo compiuto da pochissimo dodici anni e frequentavo la classe II^ B della scuola media Sandro Pertini, ai tempi ancora ubicata in Piazza san Paolo,quando le cateratte del cielo si aprirono e le nuvole iniziarono a riversare la pioggia in esse contenuta su seminativi, boschi, vigneti e noccioleti, in quella che, sulle prime ,sembrava una normale situazione autunnale, anche perché, trattandosi di trent’anni fa, le previsioni del tempo non erano precise come oggi, i modelli restituivano carte ancora piuttosto approssimative e, giocoforza, le allerte meteo non erano diramate; le precipitazioni proseguirono, erano intense e sembravano avere l’intenzione di persistere a lungo, ma tutti eravamo ignari di quello che, di lì a poco, sarebbe successo.

Tutti eravamo ignari di quello che, di lì a poco, sarebbe successo

Il giorno tre era un venerdì, ed io, andando a scuola al mattino con l’autobus, notai che il rio Misureto, in Corso Enotria, correva con il pelo libero dell’acqua, a filo strada e le ondate più intense e consistenti di essa già lo portavano a tracimare parzialmente, allagando in parte la sede stradale. Ma nessuno sembrava curarsi di questo; al termine delle lezioni, alle ore tredici, io ed i miei colleghi studenti attendemmo a lungo lo scuolabus per fare ritorno a casa, fin quando, prendendo atto del fatto che esso tardava ad arrivare, iniziammo ad incamminarci a piedi verso le nostre abitazioni, percorrendo i Corsi Italia, Langhe e Cortemilia con l’acqua fino alle caviglie. Io rientrai presso la mia abitazione, che é peraltro quella attuale, sita poco dopo il Santuario della Moretta, intorno alle 14,e la stessa cosa fece mio padre, con la A112 Autobianchi che avevamo in quegli anni, di ritorno dall’ufficio postale di Borgo Piave.
Già a quell’ora non riuscì a transitare su strada Cauda, che si era fusa in un unico torrente con il Verdero che la costeggia, riversando in zona Piave-Europa la coltre limacciosa che é ancora ben presente nella memoria di tutti.
Ricordo che mio padre disse a mia madre, in piemontese: «Stavolta qui viene l’alluvione!»
Riunita tutta la famiglia, mia madre era già a casa, mi ricordo che mio padre a mia madre disse in piemontese: «Stavota si i-i ven r’aluviun». Ed io rimasi molto colpito da queste sue parole, che non tardarono a tramutarsi in realtà, perché nel pomeriggio tardo ed in serata la situazione, dando ragione alle Cassandre dell’alta Langa  precipitò: vennero a mancare corrente elettrica, acqua e gas, tutta la città era al buio e si sentiva solo lo scroscio incessante della pioggia che cadeva senza posa su suoli ormai imbevuti ed impossibilitati a trattenerla, i quali non potevano fare altro che riversarla verso rii, torrenti e fiumi ,che diventavano via via sempre più gonfi e minacciosi, producendo un sordo e cupo rumore, foriero di brutti presagi.
Strada Cauda invasa dal fango.
Nei due giorni successivi la forza della Natura si mostrò e rivelò in tutta la sua potenza, i fiumi ruppero gli argini, uscirono dai loro corsi e letti e travolsero tutto quello che trovarono ed incontrarono sul loro cammino, seminando devastazione e purtroppo anche morte. La mia zona della città non ebbe a vivere allagamenti, ma alcuni quartieri e frazioni si trovarono a dovere fronteggiare acqua, fango e detriti.
Elicotteri sorvolavano la città, si mangiava alla luce delle candele o dei lumini, non si poteva tirare l’acqua in bagno, le scuole erano chiuse
In questo contesto, io ricordo il frequente sorvolo di elicotteri sulla città, le cene a lume di candela, se non di lumini votivi – si acquistava quello che si trovava nei negozi -, la distribuzione dell’acqua nei sacchetti di nylon in Piazzale Moretta, il grossissimo problema dei servizi igienici privi della possibilità di essere scaricati verso le fognature, nonché la chiusura delle scuole, le auto della Polizia Municipale che passavano ad informare la popolazione con gli altoparlanti ed i limitatissimi passaggi di auto private nelle strade cittadine, in una surreale situazione, che pareva cristallizzata su quanto stava succedendo.
Con il ripristino dei servizi minimi essenziali ed il passare dei giorni., si iniziò ad evincere in quale stretto e tortuoso vicolo della storia si stava transitando e la contezza della realtà si fece strada tra la gente, che si rese conto di tutto e comprese che la campana del campanile del destino aveva sparso nell’aere intorno i suoi ferali rintocchi.
Lentamente tutto iniziò a tornare alla normalità: le laboriose nostre genti presero a sistemare in modo sollecito quanto era stato guastato e, una volta data sepoltura ai morti, la vita tornò a prendere il suo corso.
Natale Dacastello
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