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Abitare il piemontese: Frà è l’ultima parola del 2024

Significa: scaldaletto a brace, frate, religioso di una congregazione cattolica

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 27

ABITARE IL PIEMONTESE L’inverno porta il freddo con cui bisogna fare i conti, soprattutto dopo l’esperienza personale di un mese in Argentina dove le temperature superavano i trenta gradi. Per questo vorremmo parlare di uno strumento invernale, un attrezzo che per più di un secolo è servito a scaldare i letti negli inverni piemontesi…e non solo. Il frà, per qualcuno detto anche preve. La parola è, prima di tutto, riconducibile al frate, il confratello di una qualche congregazione religiosa cattolica (cappuccino, francescano, benedettino). La voce latina ecclesiastica da cui deriva è Fratem (confratello): di remota origine indoeuropea e diffusione panromanza, assume diversi significati figurati e tecnico-specialistici, tra i quali quello di scaldaletto.

Si tratta di un attrezzo di legno, formato da due coppie di assicelle ricurve, unite agli estremi, poste lateralmente sopra e sotto una gabbia cuboidale aperta, avente base quadra centrale ricoperta di lamiera. Questa serviva a evitare bruciature provocate da eventuali fuoriuscite di faville dal braciere in terracotta o in rame che vi veniva posato. In genere si usava un braciere apposito, con il manico e un coperchio forato, e sulla brace si disponeva uno spesso strato di cenere per evitare le scintille e far durare di più la brace. In caso di fretta le lenzuola umide si “stiravano” con il medesimo braciere che, per questo, aveva anche il fondo liscio con bordi arrotondati.

La funzione del frà era quella di tener sollevate le coperte e permettere al calore di diffondersi nel letto, così da ridurre l’umidità di coltri e materassi di cui erano pregne d’inverno le case di campagna, ma anche per riscaldare il letto e potersi coricare in una temperatura accogliente (il potagé era soltanto in cucina). Perché lo scaldaletto si chiamassi proprio frà (frate) è probabilmente dovuto all’analogia della forma panciuta. Nell’immaginario della civiltà contadina piemontese, la figura ecclesiastica del frate ha sempre avuto la garanzia di mangiare bene e con abbondanza, tanto da essere raffigurata con una pancia piena, addirittura rigonfia. Ecco perché quando nel letto c’era lo scaldaletto a brace ricoperto dalle lenzuola, pareva che ci fosse coricato proprio un frate!

Paolo Tibaldi

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