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Aggressioni, all’ospedale di Verduno ne sono state registrate 35

Labsi, un laboratorio per formare i sanitari all'ospedale di Verduno
Foto Malò

VERDUNO Lavorare in ospedale, in ambulatorio, nella segreteria di un reparto o servizio ospedaliero, o fare un turno di guardia in pronto soccorso rappresentano ormai attività a rischio per medici, infermieri, tecnici e operatori sociosanitari. Che sono diventati da tempo il bersaglio sia di veri malintenzionati sia, molte volte, il capro espiatorio dell’esasperazione di chi – sia ben chiaro sbagliando e commettendo un reato penale – aggredisce, insulta, maltratta anche con le parole il personale durante il lavoro.

Da poche settimane il loro lavoro e la loro incolumità sono protette anche dalle norme di una legge appositamente varata sia come deterrente che come strumento di sanzione contro chi sfoga la sua rabbia nei confronti dei lavoratori della sanità e dei colleghi che lavorano negli uffici addetti alle prenotazioni e alla gestione delle attività programmate.

Anche l’ospedale di Verduno, premesso che la sua situazione è ben diversa da quelle di cui parlano spesso le cronache nazionali, ha qualche problema con la sicurezza interna. I dati resi noti dal presidio ospedaliero, sulla base di un anno di rilevazioni, parlano di 35 “aggressioni”, di cui 17 di natura fisica e 18 che sono rimaste invece sul piano verbale. In ogni caso è però difficile accettare che un lavoratore sia intimidito, insultato o minacciato solo perché sta facendo il suo mestiere.

I dati relativi al nosocomio Michele e Pietro Ferrero sono riferiti a tutto l’ospedale e non vanno quindi intesi come avvenuti solamente nel pronto soccorso, che resta in ogni caso il settore più critico sia per lo stato d’animo di chi vi accede sia per le lunghe attese assegnate ai codici che non sono ritenuti urgenti.

A Verduno non sono accaduti fatti gravi e il conteggio delle “aggressioni”, comprende anche alcune reazioni avvenute nel reparto di psichiatria e delle intemperanze mosse nei confronti del personale degli uffici.

In ogni caso sono stati presi provvedimenti per evitare di allungare la lista dei fatti e, soprattutto, la possibilità di un aggravarsi delle situazioni. Tutto l’ospedale è tenuto sotto controllo da telecamere di videosorveglianza e la struttura si avvale delle presenza di guardie giurate, non armate, che presidiano il pronto soccorso e l’intera struttura a turni e per tutte le ventiquattr’ore.

L’architetto Stefano Nava, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, dichiara: «Nel presidio ospedaliero di Verduno, così come in tutta l’Asl Cn2, prestiamo molta attenzione al fenomeno delle aggressioni. Abbiamo messo in atto misure volte a contrastarne l’incidenza e a mitigarne gli effetti. Siamo dotati di una specifica procedura per tenere conto di tutti gli eventi violenti, sia fisici che verbali: si tratta di rilevazioni statistiche per l’Osservatorio nazionale, ma utili anche per dare indicazioni a tutti gli operatori sulle modalità di prevenzione».

Nava aggiunge: «Dal 2016, salvo il periodo Covid-19, abbiamo tenuto specifici corsi di formazione da sedici ore per la gestione del- l’aggressività e la de-escalation. Inoltre, è garantita la vigilanza interna, presente nel presidio ospedaliero, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Sempre a scopo preventivo, stiamo implementando un piano di potenziamento della videosorveglianza, che sarà estesa a tutto il presidio e alle aree circostanti». 

Beppe Malò

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