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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Pomìn

Significa: pomello roseo tondeggiante sugli zigomi, ma anche piccola mela

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ABITARE IL PIEMONTESE La parola piemontese pomìn evoca un suono tenero e dal significato affascinante, richiamando l’inverno non solo per il freddo, ma per come questo possa ripercuotersi sulle persone, attraverso gli zigomi tondeggianti, i pomelli nella parte superiore alle guance, segno di freschezza e vivacità, come se il freddo possa infondere nuova vita in chi li porta. Il termine deriva dal latino pomum, che significa mela, frutto tondeggiante o, comunque, forma tondeggiante. Il suo diminutivo si collega a interpretazioni come piccola mela, piccola bacca, fino a piccolo seno, suggerendo una connessione con la natura e la bellezza. I pomìn d’amor richiamano anche il pomodoro, simbolo di gioia e vitalità.

Le tradizioni e le leggende raccontano dei pomìn dla madòna, le bacche di biancospino (conosciute anche come bussolin, brissolin o prusset) che rappresentano un altro aspetto della ricchezza della natura piemontese e il loro nome richiama la figura materna, simbolo di protezione e cura. I pomìn rappresentano un legame profondo tra l’individuo e l’ambiente, testimoniando che la vita continua a fiorire, anche in condizioni avverse. Questa caratteristica non è solo estetica, ma una narrazione che si riflette nei volti delle persone, simbolo di bellezza e resistenza anche nei mesi più freddi. In questo modo invita a scoprire le storie che ogni volto racconta.

Stiamo entrando nel periodo del Carnevale e il personaggio rappresentativo del Piemonte è Giandoja. Il fatto che sia senza maschera è voluto: uno dei suoi connotati sono proprio i ben visibili pomìn ross. Chissà se sono conseguenza del freddo invernale o di una predilezione all’assunzione di vino. Forse entrambe! Del resto nelle Langhe c’è proprio un vino che si chiama così: pomìn ross. I pomìn sono un simbolo di vitalità, bellezza e comunità radicata profondamente nella parlata piemontese, capace di celebrare i dettagli del mondo circostante.

Paolo Tibaldi

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