
IL CASO La protesta delle lavoratrici e dei lavoratori della Proteco – società con sede a Castagnito, il cui cliente principale è Ferrero – potrebbe essere giunta a una svolta importante: un’azione legale vera e propria avviata con il supporto dell’Usb, l’Unione sindacale di base, che è in prima linea fin dall’inizio.
La vicenda ha preso le mosse nei primi giorni dello scorso luglio, con lo sciopero di un numero consistente di dipendenti, in gran parte donne, di fronte ai cancelli dell’ex cooperativa Gtpm. Una realtà, quest’ultima, che da poco aveva trasferito la sua forza lavoro alla Proteco, che è entrata così nel settore del confezionamento alimentare, senza dubbio importante per il territorio in cui è nata e opera un colosso dolciario a livello globale. A quel primo momento di protesta, ne erano seguiti altri, sempre a Castagnito, ma anche di fronte ai cancelli della stessa Ferrero, in via Vivaro.
Le richieste delle dipendenti – molte sono straniere e hanno un’importante anzianità nel rapporto di lavoro – si sono fatte sentire anche in piazza San Paolo, di fronte alla sede dell’Aca, che assiste Proteco per quanto riguarda le buste paga e gli aspetti connessi. Poi, lo scorso dicembre, l’Usb ha convocato un’assemblea pubblica al cinema Moretta per ribadire i termini della protesta e annunciare l’apertura di una vertenza da parte dei lavoratori, con l’assistenza dello studio legale Bausardo e partners di Torino.

Agli annunci, sono seguiti i fatti. Ne parla Enzo Miccoli, il sindacalista che oggi segue la questione per l’Usb: «Vogliamo capire per quale motivo alla Proteco gli interinali vengono fatti lavorare oltre i limiti consentiti, a scapito dei colleghi che hanno contratti a tempo indeterminato, a volte persino pieno. Per quali ragioni, poi, non è possibile organizzare le mansioni secondo un criterio di equa distribuzione dell’orario, con un contratto diverso dal cosiddetto multiservizi, dal momento che parliamo di addetti al confezionamento di prodotti dolciari».
Sempre il sindacalista: «Chiediamo anche risposte sul perché ci sono momenti in cui le giornate di lavoro sono pari a zero, con una busta paga diversa ogni mese. E per quali motivi lo stipendio è molto ridotto rispetto a quello di cui dà notizia la direzione. Le cose devono cambiare: non possiamo accettare una logica malsana che privilegia il profitto a scapito dei diritti. Che cosa rimane, allora? Un lavoro povero, poco protetto e senza le giuste garanzie».
Sono questi i motivi alla base dell’azione avviata, che rivendica circa un milione di euro di posizioni retributive non riconosciute alle lavoratrici, sia nei confronti della Gtpm, che dopo il passaggio a Proteco. Tradotto: le dipendenti non sarebbero state pagate il dovuto. Per lo studio torinese, a seguire la vicenda sono gli avvocati Daniela De Bernochi e Roberto Bausardo.
Riprende Miccoli: «Lo scorso 16 gennaio, Bausardo e partners ha spedito il testo di una diffida ufficiale: le mittenti sono, per l’appunto, un certo numero di lavoratrici. I destinatari sono tre: la Gtpm, la Proteco e anche Ferrero Italia. Quest’ultima per legge è responsabile in solido dei pagamenti reclamati, in quanto committente. Alla Ferrero, è stato anche richiesto di produrre il contratto d’appalto in questione, che potrebbe darle la possibilità di dimostrare la propria estraneità a quanto applicato alle dipendenti che hanno firmato la diffida. Se sarà così, non ci sarebbero azioni giudiziarie nei confronti della multinazionale».
Andina (Proteco): «Sono solo rivendicazioni private»
Abbiamo interpellato la stessa Proteco, dopo la notizia della diffida. A rispondere è Paolo Andina, manager della società: «Allo stato attuale, non ci sono novità di particolare interesse, a dire il vero», sono le sue prime parole. «La lettera, che abbiamo ricevuto dallo studio di Torino coinvolto, non ha valore di vertenza: non contiene cifre e, al contrario, rimanda a ulteriori dati che sarebbero ancora in fase di raccolta. In questo senso, non mi pare che ci siano novità davvero degne di nota».
Prosegue Andina: «Questa è una comunicazione: riceviamo moltissime Pec. Parliamo di una trattativa che procede da mesi e che stiamo già gestendo. Se e quando ci sarà una vera vertenza in Tribunale, si vedrà come procedere». Il manager prosegue anche con altri aspetti: «Ci terrei anche a sottolineare, poi, che la questione riguarda solo una frangia dei lavoratori e che non ci sono state nuove adesioni nel corso di questi ultimi mesi. Direi che è una rivendicazione quasi privata, in merito alla quale non colgo alcun motivo di pubblica utilità. Per entrare nel merito, potrei aggiungere che la lettera contiene proprio affermazioni errate, come la paga oraria di 5 euro che sarebbe applicata alle addette». Abbiamo anche contattato Ferrero, che ha ritenuto di non rilasciare alcuna dichiarazione.
Beppe Malò
