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«Non vali niente», il Pm chiede 4 anni per Renato Maiolo

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SANTO STEFANO ROERO Colpo di scena: Renato Maiolo, ex primo cittadino di Santo Stefano Roero, oggi alla sbarra con l’accusa di maltrattamenti nei confronti di una dipendente comunale, ha reso delle dichiarazioni spontanee. Ritenendo, davanti alla giudice Elisabetta Chinaglia (presidente della sezione penale del Tribunale di Asti), che alcune dichiarazioni della responsabile dell’ufficio tecnico roerino sarebbero false.

Nello specifico la donna aveva riferito di aver appreso delle indagini avviate dall’operazione Feudo 1 solo il giorno del suo compleanno, mentre, secondo la difesa affidata a Roberto Ponzio, la donna era già stata sentita in precedenza dalla Guardia di finanza. I documenti prodotti sono stati acquisiti e trasmessi alla Procura per essere valutati. Per il Pm Donato Repole, le condotte vessatorie e offensive messe in atto dall’ex sindaco nei confronti della donna sarebbero non solo vere ma anche avvenute alla presenza di alcuni testimoni.

Secondo l’accusa, Maiolo l’avrebbe insultata con espressioni come: «Deficiente, incapace, non vali niente». Repole ha riportato in aula anche alcuni episodi secondo cui Maiolo avrebbe spaccato con un pungo il termostato dell’ufficio della donna, gettato a terra la documentazione appena consultata e minacciato e lanciato un estintore sulla scrivania di C.G. Vessazioni che, secondo un verbale Inail, avevano provocato nella donna uno stato di prostrazione psicologica tale da cagionare una malattia professionale: un disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso con riduzione della capacità lavorativa pari al 12%.

Comportamenti per i quali, il Pm Repole ha chiesto per Maiolo 4 anni di reclusione, la parte civile, con Chiara Luciani del foro di Torino, il risarcimento dei danni e la difesa il proscioglimento. Commenta Ponzio: «Senza mai trascendere i maltrattamenti, ci sono stati rimproveri causati da gravi e plurimi inadempimenti lavorativi. Si è trattato di critiche isolate e non abituali. Per i nostri consulenti (Lorenzo Varetto e Daniela Ponzetti) non ci sono i parametri diagnostici per la malattia professionale e non ci sarebbe comunque un nesso causale con i predetti maltrattamenti».

Il processo è stato rinviato per repliche al 21 febbraio.

 Elisa Rossanino

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