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La Procura di Roma apre un’indagine sul telemarketing selvaggio e sulle telefonate mute

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CONSUMATORI  La Procura della Repubblica di Roma ha aperto una inchiesta dopo la denuncia presentata dal Codacons in tema di telemarketing e telefonate moleste. L’associazione dei consumatori riporta nell’esposto numerosi casi di telefonate mute ricevute in un breve arco di tempo sul numero di utenza mobile del suo presidente, Carlo Rienzi (che sul caso è stato convocato dalla Procura il 3 aprile).

Rispondendo a tali chiamate provenienti da numeri di cellulare, la comunicazione veniva avviata ma dall’altro capo del telefono non perveniva alcuna voce o suono, lasciando così il destinatario di tali telefonate in inutile attesa. Un fenomeno che da tempo coinvolge milioni di italiani, i quali quotidianamente ricevono chiamate da numeri sconosciuti non presenti in rubrica, non ricevendo alcuna risposta una volta avviato il collegamento telefonico.

I computer dei call center fanno più telefonate di quante siano gestibili dagli operatori

Alla base di tale escalation vi sarebbe il telemarketing selvaggio, come spiega il Codacons. Molti call center, per ottimizzare i tempi e incrementare il numero di utenti contattati, utilizzano software che programmano più telefonate di quante gli operatori fisici riescano a gestirne. In tal modo le chiamate partono in modo automatico, gli utenti rispondono ma i dipendenti dei call center sono impegnati in altre conversazioni, e le telefonate rimangono mute.

Ora le indagini della Procura potrebbero portare a ravvisare il reato ipotizzato dal Codacons, quello di molestia. L’art. 660 del codice penale stabilisce che «chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro», principio ribadito dalla corte di Cassazione secondo cui le telefonate mute e anonime integrano il reato di molestia e disturbo alle persone.

Ansa

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