
ABITARE IL PIEMONTESE C’è una parola piemontese che più di ogni altra sa di terra, sudore e orgoglio. Intȓa: oltre, dentro il mito, a favore! È un termine tecnico del balon, la pallapugno un tempo chiamata pallone elastico, un gioco antico, istintivo. Basta lanciare una palla a un bambino: la colpirà con il pugno, d’istinto. Quattro giocatori per squadra (battitore, centrale e due terzini) colpiscono una palla di 190 grammi, con una mano protetta da bende e cuoio. Il resto lo fanno forza, tecnica, tempra e astuzia.
Così succede nei paesi del Sud Piemonte e del Ponente ligure. Praticato da amatori e professionisti, qui il balon si gioca in diverse varianti: alla lunga, più impegnativa, che prevede dedizione e allenamento, o alla pantaleȓa, la versione paesana e popolare, soprattutto in Langhe e Roero. È vero, le regole non sono immediate, ma dopo poche partite si entra in quell’atmosfera. Durante gli scambi il pubblico trattiene il fiato, quando la palla è colpita. Se supera la linea di fondo, è intȓa (in ligure si dice cèllu). Ancora meglio è aȓ vòȓ –(al volo). Un’esplosione. Gli applausi scrosciano, le mani si alzano. L’intȓa è ciò che taglia l’aria, come una sentenza. Indiscutibile. È la forza del pugno che diventa poesia.
Intȓa è un’espressione definitiva. Significa fuoricampo, ma anche oltre. È il colpo che supera la linea di fondocampo, irraggiungibile, che vale il punto diretto alla squadra che lo realizza. Ma andare oltre è anche un’idea, una visione. Nella parlata popolare piemontese sopravvive questa parola, rivolta a una situazione che non ha bisogno di repliche. Intȓa è l’arte di superare l’ostacolo, metafora di un riscatto. Il discorso è chiuso, il problema è risolto. Una palla che supera il confine, che sfida le leggi del possibile è un sogno che si avvera per la sua traiettoria perfetta. Se la pallapugno è fascino collettivo e sfida al destino, l’intȓa è il suo punto esclamativo.
Paolo Tibaldi
