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Abitare il piemontese / L’ultima parola del 2025 è Massioné

Significa: nominare, menzionare, annunciare, ricordare, accennare

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 12

ABITARE IL PIEMONTESE – Una di quelle parole piemontesi che sembrano semplici solo in apparenza è massioné. A seconda della zona si possono prevedere anche varianti: mëssioné, mansioné, mensioné. Il suo significato è: nominare, menzionare, annunciare, ricordare, accennare, citare. In questa parola si nasconde un atteggiamento tipico d’intendere il rapporto con gli altri: sobrio, discreto, mai invadente, eppure profondamente attento.

L’etimologia ci porta al latino mentio, (richiamo alla mente) che affonda a sua volta le radici in mens (mente). Massioné è riportare all’attenzione qualcuno anche soltanto con il pensiero, tenerlo vivo nella memoria. In questo, la parola custodisce una delicatezza tutta sua e di conseguenza in chi la pratica: non serve chiamare a gran voce, basta massioné cheicadun per feȓo sente sì davzin (rammentare qualcuno per farlo sentire qui vicino) attraverso il sottile filo del ricordo.

È forse per questo che questa voce s’inserisce con tanta naturalezza nello spirito del Natale. Auspicabilmente sono giorni in cui ci ritroviamo a pensare a persone che, per mesi massionoma mach (menzioniamo soltanto) tra una corsa e l’altra. Eppure, quando le feste s’avvicinano, quel pensiero si fa più caldo e reale: un messaggio, una telefonata, un invito o persino un semplice ti ho pensato. È il periodo in cui la capacità di massioné diventa un ponte, un modo per accorciare distanze e ricucire i legami.

Nel racconto cristiano del Natale, poi, troviamo uno degli esempi più alti e simbolici di quest’idea di menzione come annuncio di qualcosa che cambia tutto. L’arcangelo Gabriele, nel rivolgersi a Maria, non porta un’informazione qualunque: mansion-a na neuva (annuncia una novella). In quella menzione, nel dire il nome, nel pronunciare un destino, c’è una trasformazione, un invito a guardare oltre ciò che si conosce.

Così, nel suo piccolo, massioné diventa un gesto, poi parola, che appartiene più al cuore che alla lingua: un’azione discreta, ma potentissima, capace di riportare in presenza ciò che rischia di scivolare lontano. Una parola perfetta per ricordarci che il Natale è sì festa, ma anche memoria viva: di ciò che siamo, di chi ci sta accanto e di chi, magari, attende solo di esse massionà per sentirsi ancora o finalmente parte della nostra vita.

Paolo Tibaldi 

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