Sul diritto allo studio il Piemonte è tra le regioni peggiori d’Europa

Solo uno studente su 10 riceve sostegno economico: ancor meno della pur bassa media nazionale; in Germania viene aiutato un ragazzo su cinque, in Spagna quasi uno su 3 e in Francia due su cinque

Sul diritto allo studio il Piemonte è tra le regioni peggiori d’Europa

L’INTERVISTA  Nel 2010 la Commissione europea ha fissato alcuni obiettivi nel piano strategico Europa 2020. Uno di questi era raggiungere la soglia del 40 per cento di laureati tra la popolazione di età compresa tra i 30 e i 34 anni.

Sul diritto allo studio il Piemonte è tra le regioni peggiori d’Europa 1Poiché non tutti possono permettersi di studiare, esiste lo strumento del diritto allo studio, che dovrebbe consentire alle persone con redditi bassi di usufruire di eguali opportunità. Per capire la situazione nella nostra regione parliamo con Federica Laudisa, ricercatrice dell’Ires (Istituto per le ricerche economiche e sociali) del Piemonte.

Qual è la percentuale di laureati nella fascia 30-34 anni in Piemonte, Laudisa?

«Nel 2018, in Piemonte, il 30 per cento della popolazione di età compresa tra 30 e 34 anni possedeva un titolo di studio di livello universitario, valore appena sopra alla media italiana (27,8%), ma inferiore a quello di altre regioni. Rispetto al 2010, la quota di laureati in età 30-34 anni è peraltro aumentata di 10 punti. Il traguardo posto da Europa 2020, già raggiunto in media negli altri Paesi dell’Unione (40,7% di laureati), appare tuttavia ancora lontano».

Quanti studenti beneficiano di una borsa di studio?

«Tra il 2018 e il 2019 hanno ottenuto aiuti 13.715 studenti, con un incremento del 33% rispetto a due anni prima. L’aumento è dovuto alla crescita della popolazione negli atenei sabaudi, al conseguente incremento delle richieste di borse di studio, sia in valore assoluto che in rapporto agli iscritti, e alla lieve contrazione delle domande risultate non ammissibili. Tutti gli aventi diritto, a partire dal 2015, percepiscono le provvidenze previste, dopo un quadriennio in cui la copertura degli idonei è stata del 50% o addirittura inferiore, a causa della diminuzione delle risorse finanziarie regionali».

Quanti sono i borsisti rispetto agli studenti?

«Gli studenti beneficiari di borsa di studio in Piemonte sono pari al 10% degli iscritti, rispetto a una media italiana dell’11,5%. Il divario evidente emerge però dalla comparazione internazionale: in Germania, Spagna e Francia rispettivamente 1 su 5, quasi 1 su 3 e 2 su 5 ricevono un sostegno economico, mentre nel nostro Paese solo un’esigua minoranza viene aiutata: poco meno di 190mila studenti su 1,7 milioni d’iscritti».

Quali sono i vantaggi offerti ai borsisti?

«Gli studenti hanno diritto all’esonero totale dal pagamento delle tasse universitarie e a un ammontare in denaro differenziato in base alla condizione abitativa e alle fasce Isee. La borsa non è però sufficiente a coprire integralmente il costo per mantenersi agli studi, in particolar modo per i fuori sede. Inoltre, essendo erogata in due tranche, ad anno accademico avanzato –tendenzialmente il 50% a fine dicembre e il restante a fine giugno –, assume piuttosto la funzione di un rimborso spese».

Infine, i posti letto per gli studenti. L’offerta soddisfa la domanda?

«No, la potenziale richiesta resta ampiamente inevasa (si può richiedere il servizio abitativo se si risiede in un Comune diverso da quello in cui ha sede il corso di studi e non si riesce a raggiungere l’ateneo con i mezzi pubblici entro 60 minuti, ndr). Nell’anno scolastico 2017-2018 su 5.176 studenti idonei fuori sede, ai quali il servizio è destinato in via prioritaria, soltanto il 41% è stato beneficiario di un posto letto in Piemonte».

Matteo Viberti

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