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Don Gigi, tra speranze e bisogno di supporto

«Teniamo presente che le richieste di accesso saranno ben più elevate in primavera e in estate»

Don Gigi, tra speranze e bisogno di supporto

L’INTERVISTA Don Gigi Alessandria gestisce da quarant’anni il Centro di prima accoglienza di via Pola, un mondo in cui vive la solidarietà.

Il centro è frequentato da molte persone. Chi sono, don Gigi? Perché sono qui?

«Qualche anno fa ospitavamo in maggioranza giovani nordafricani ed europei dell’Est. Oggi le persone arrivano invece perlopiù dall’Africa subsahariana e hanno percorso tragitti molto lunghi, dal Paese di origine fino alla Libia – che, com’è noto, costringe a subire trattamenti molto duri –, per arrivare infine in Italia. Gli ospiti del centro sono persone con documenti regolari oppure in attesa di validazione o conferma del visto. Tutti vogliono lavorare, hanno competenze e capacità. Sovente, però, sono costretti all’ozio e alla solitudine protratti. Per loro è estenuante. La burocrazia che devono affrontare è eccessiva, congela la persona in lunghi periodi d’immobilismo».

Queste persone, se non venissero ospitate, avrebbero per destino la strada?

«Certo! Alcune, purtroppo, non trovano posto nella struttura, poiché le richieste sono in continuo incremento. Alba è una città che offre molto lavoro, soprattutto nelle campagne: vedremo nel periodo primaverile ed estivo che cosa accadrà. Presumiamo un’impennata nelle richieste di accesso al nostro centro di accoglienza. Cercheremo di fare il possibile, ma abbiamo bisogno del supporto da parte dell’Amministrazione e della popolazione. Servono volontari e risorse per ampliare i locali e soprattutto una comprensione del ruolo svolto dal Cpa ad Alba. Accompagnando i ragazzi nel percorso di riconoscimento, apprendimento e abilitazione occupazionale, funzioniamo da copertura per una falla nel sistema di accoglienza per chi arriva nel Paese».

m.v

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