Turismo allo stremo: 18 miliardi bruciati in pochi mesi nel Paese

Per l’istituto Demoskopika, causa il Covid-19, si attendono 29 milioni di vacanzieri in meno – sia stranieri sia italiani – tra Pasqua, luglio e agosto: 143 milioni di pernottamenti in fumo

Turismo allo stremo: 18 miliardi bruciati in pochi mesi nel Paese

ECONOMIA/1  Quando l’allarme coronavirus sarà terminato, che cosa ne sarà del sistema turistico italiano? È la domanda che si pongono gli addetti al settore, da settimane fermi di fronte a un’emergenza che può essere affrontata solo con l’annullamento di ogni contatto sociale e spostamento. Niente di più lontano dal concetto di turismo.

Lo sanno bene tra Alba, Bra, Langhe, Roero e Monferrato, un territorio che negli ultimi anni ha scommesso energie e investimenti sull’accoglienza, grazie all’enogastronomia, al paesaggio e a manifestazioni che hanno attirato un pubblico sempre maggiore: Vinum, in primavera – ormai nel dimenticatoio per quest’anno –, e soprattutto la Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, otto settimane di eventi da inizio autunno al periodo natalizio.

Per dirla in numeri, nel 2018 l’Atl Langhe, Roero e Monferrato è stata la migliore in Piemonte in termini di crescita, con 363mila arrivi e 803mila presenze (pernottamenti). Un ritmo che, alla luce di ciò che stiamo vivendo, sembra difficile da sostenere.

L’istituto italiano per le ricerche di mercato Demoskopika ha appena pubblicato uno studio in tema, con il quale ha cercato di prevedere le perdite del comparto turistico nazionale nel 2020. Sul fronte della spesa, l’emergenza Covid-19 potrebbe arrivare a bruciare 18 miliardi: 9,2 per la contrazione dei turisti stranieri e 8,8 per la rinuncia degli italiani che avevano già prenotato una vacanza nel proprio Paese. In tutto, si parla di 29 milioni di arrivi in meno, con un calo di 143 milioni di pernottamenti. Nei dati dell’istituto di ricerca, si precisa che si tratta di una stima per difetto, dal momento «che tiene conto, per quanto riguarda i movimenti turistici degli italiani, esclusivamente delle perdite possibili nel periodo pasquale e nei mesi di luglio e agosto». Soprattutto, si è ipotizzata una graduale ripresa dei flussi da giugno, che al momento resta un’incognita. In altre parole, se lo stop dovesse proseguire anche in estate, le cifre potrebbero essere ben più elevate.

Per tornare alle previsioni, la fetta più consistente delle perdite deriverebbe dalla riduzione degli stranieri. Secondo Demoskopika, nel 2020 se ne conterebbero almeno 15 milioni in meno, che genererebbero da Nord a Sud un taglio di 52 milioni di presenze. In termini economici, si tratterebbe di una perdita (9,2 miliardi, come già detto) che vale il 9,7 per cento del prodotto interno lordo del settore, dalle spese per alloggi ai pasti, dall’intrattenimento ai souvenir.

Francesca Pinaffo

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