Sette mesi per una visita all’Asl, quindici giorni se vai a pagamento

Gentile direttore, pare sia questo il triste destino riservato ai piemontesi che col loro duro lavoro hanno dato lustro alle terre Subalpine, e ora avanti con gli anni, bisognosi di cure, devono attendere tempi biblici per una visita specialistica nella sanità pubblica.

L’inizio d’anno ha portato nella casa di una mia familiare problemi serissimi di salute; resa in poco tempo non autosufficiente, siamo dovuti ricorrere a una struttura privata. Gli accertamenti della malattia purtroppo li ha fatti presso studi medici privati, che in 20 minuti volatilizzano 150 euro della già misera pensione. Prima di scrivere queste righe ero al telefono col centralino prenotazioni dell’Asl, per ulteriore indagine richiesta dal medico curante, e mi sono sentito dire: «Primo posto disponibile agosto 2016». Se invece scelgo la libera professione, quella tanta cara alla sua “madrina” Rosy Bindi del Pd, scucendo un bel centone, nel giro di 15 giorni veniamo ricevuti coi guanti bianchi e il tappeto rosso. Sapere che per una visita col ticket ci vogliono 7 mesi mi riempie di rabbia e disperazione.

Valter Demichelis,
Costiole ’d Salusse

don rizzolo antonio_oIl problema dei tempi di attesa nella sanità è di quelli annosi: esami, visite specialistiche, interventi richiedono a volte molti mesi prima di poter essere effettuati.
Le aziende sanitarie hanno introdotto dei correttivi, come la possibilità di verificare i tempi tramite i siti delle Asl o al telefono; in qualche caso, poi, è previsto che i tempi si abbassino di molto se la visita è classificata come urgente (ma avviene di rado); infine, c’è la possibilità di visite private a pagamento negli stessi ospedali da parte dei medici dell’Asl.
Da questo punto di vista è normale che la prestazione a pagamento sia più veloce, perché dovrebbero essere di meno quelli che si prenotano. L’avanzare dell’età rende inoltre sempre più frequente e diffusa la necessità di ricorrere alla sanità pubblica, allungando così i tempi.
I cittadini, tuttavia, si chiedono se non si possa fare qualcosa, anche per allontanare il sospetto che si voglia speculare alle loro spalle, spingendo verso le prestazioni a pagamento. L’esasperazione si accentua quando, oltre ai lunghi tempi di attesa, ci si trova a pagare dei ticket elevati. L’impressione finale diventa quella di un servizio sanitario riservato sempre più a chi se lo può permettere economicamente.

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