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Ferrero prende Parmalat?

Nessuno commenta, né da Parigi, tanto meno da Alba; per capire cosa sta succedendo in casa Parmalat non resta che affidarsi alle indiscrezioni che escono dai templi della finanza italiani. Dopo il tentativo di acquisizione da parte dei francesi di Lactalis, che hanno rastrellato (ma la magistratura indaga) sul mercato il 29% del pacchetto azionario di Parmalat, e gli annunci fatti dal Governo di voler introdurre una norma “salva cordate estere” e dal mondo della finanza riguardo all’interessamento di un pool di investitori italiani tra cui Ferrero, l’ipotesi più recente parla di una alleanza tra i vari contendenti per creare una holding di controllo di Parmalat.

La svolta potrebbe essere stata l’incontro parigino di mercoledì scorso tra Giovanni Ferrero ed Emmanuel Besnier, patron di Lactalis. Nella società che prenderebbe il controllo dell’azienda lattierocasearia emiliana potrebbero anche entrare altri investitori quali Granarolo e la banca Intesa San Paolo che “spinge” la cordata con Ferrero.

La famiglia albese, però, continua a non commentare le indiscrezioni sui contatti in corso, ma all’«interesse e simpatia sull’eventualità di un progetto industriale di lungo periodo e di stampo italiano» la multinazionale albese ha aggiunto che «rimane interessata se matureranno le condizioni che lo rendano possibile».

Anche Lactalis non conferma né smentisce ma ribadisce «una posizione di apertura a qualsiasi discussione la quale sbocchi su un dispositivo che permetta di accompagnare e partecipare allo sviluppo di Parmalat». La mossa del Governo italiano, contenuta in un decreto, concede al gruppo di Collecchio la possibilità di spostare l’assemblea degli azionisti a fine giugno (anziché aprile), dando così più tempo al formarsi della potenziale cordata italiana, che vede in prima linea Ferrero e Intesa San Paolo.

«Parmalat è un’azienda strategica, una delle poche multinazionali italiane», ha detto il ministro allo sviluppo, Paolo Romani. «Per questo motivo si sono svolti incontri con gli operatori del settore per stimolare la creazione di una cordata che veda protagonisti finanza e imprenditori italiani, con l’obiettivo di far nascere un polo alimentare nazionale in grado di competere sul mercato globale».

g.s.

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