Ultime notizie

La salvezza di Agostino

Lo studio appassionato che Valter Boggione dedica da anni all’opera di Beppe Fenoglio è noto a chi si occupa “professionalmente” dello scrittore albese.

Negli ultimi tempi, riflessi di questa dedizione si sono estesi anche al pubblico dei lettori e dei frequentatori dei luoghi letterari di Langa, essendo Boggione stato protagonista di alcune conferenze e di una recente, memorabile “passeggiata fenogliana” svoltasi sulle colline in un autunno piovoso, in ambiente paesaggistico e climatico perfetto per chi sappia quanto nebbia e pioggia siano presenze tutt’altro che decorative nelle pagine di Fenoglio.

Ora Boggione (allievo di Giorgio Bàrberi Squarotti e oggi anch’egli docente di letteratura italiana all’Università di Torino) si ripresenta attraverso il libro appena uscito. La sfortuna in favore. Saggi su Fenoglio (edito, nella collana Ricerche, da Marsilio in collaborazione con la fondazione Ferrero di Alba) è un saggio che si svolge lungo almeno due direttive: la sicura definizione di una unicità dell’opera fenogliana, da non scomporre nei comparti “partigiano” e “contadino” con tendenziale sottostima di questo rispetto a quello, in nome di una cifra epica che non riguarda solo il trattamento della materia resistenziale, e attinge all’epos classico come all’immaginario cristiano; e l’attenzione alle cosiddette pagine minori, quei distretti del suo corpo letterario (ad esempio il teatro o la sceneggiatura cinematografica o la narrazione de I penultimi) che considerazioni di quantità e confronti di genere rischiano di far rubricare come secondarie, mentre devono essere inserite e valutate sempre nel quadro integrale.

È sufficiente scorrere l’indice del volume per rendersi conto di come il discorso proceda coerente e sfaccettato, e si proponga di affrontare argomenti spesso accennati o dati per scontati, ma mai davvero percorsi con intento sistematico; o ritenuti forse troppo presto esauriti: si veda per esempio il rapporto con Verga (in un confronto minuzioso de La malora con I Malavoglia); o quello, per lungo tempo carcerario, di dipendenza, con il presunto “fratello maggiore” Pavese.

Il titolo complessivo che Boggione ha scelto di dare al suo libro deriva da La malora, uno dei testi più studiati e amati: la condizione paradossale della sfortuna in favore è la chiave per riassumere una visione dell’esistenza umana che sa opporre resistenza al male (o forse, meglio, riconoscerne l’ineluttabilità) all’insegna di un’“etica della rinuncia”, interpretata come distacco dalle tentazioni di possesso (cioè, dall’illusione di poter intervenire, materialmente, a modificare le cose), come ascesi. Agostino Braida, «che è buono e sarà solo al mondo », è questo asceta, o meglio, lo diventa gradualmente, lungo un itinerario di passione che segna il suo ritorno a un eden perduto (la sua terra a San Benedetto, da cui era stato strappato per andare a servizio nella bassa Langa).

La questione della religiosità fenogliana è di affascinante discussione, e percepibile, quali che siano le conclusioni cui si ritiene di arrivare (se nel senso della trascendenza o in quello di una risoluzione tutta terrena). La Bibbia è di fatto uno dei poli (letterari, esistenziali) che Fenoglio ha sempre tenuto d’occhio nella sua determinazione di scrittore; anzi, egli l’ha citata, insieme con Omero, proprio in rapporto con La malora e con la pratica della scrittura. La definizione famosa (e ormai applicata da molti di noi come un tormentone, senza più badarci) che dobbiamo a Pietro Chiodi, di Fenoglio «soldato di Cromwell con la Bibbia nello zaino e il fucile a tracolla», attraverso la lettura del libro di Boggione ci sembrerà meno lontana e il suo fascino acquisterà sostanza e profondità.

 

In cima all’articolo: “Ritratto di Beppe Fenoglio”, opera di Tullio Pericoli del 1995, appartiene alla collezione del centro di documentazione “Beppe Fenoglio” della fondazione “Ferrero”, Alba.

Edoardo Borra

Banner Gazzetta d'Alba