Si affoga nelle bollette

La maggiore o minore bontà del mondo determina l’atteggiamento delle persone. Ma anche le persone, con i loro stati mentali e sentimenti, condizionano il mondo. In apparenza banale, questo rapporto di reciprocità rappresenta, agli occhi degli analisti, un profetico talismano. È fondamentale conoscere la disposizione “psicologica” della popolazione per prevedere gli andamenti – e di conseguenza pianificare gli interventi – futuri: perciò l’Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali) del Piemonte ha dedicato risorse e attenzioni al clima d’opinione del 2010.

La metodologia è semplice: selezionato un campione di circa 1.200 individui residenti in Piemonte, sono state somministrate domande a risposta chiusa. I risultati sono stati trasformati in percentuali, che offrono una suggestiva panoramica. Riguardo al futuro dell’economia i piemontesi si rivelano meno pessimisti rispetto all’anno precedente e più ottimisti rispetto alla media italiana. Anche l’andamento e le prospettive della propria situazione familiare confermano tale posizione di – si badi bene, non si può certo parlare di ottimismo – «minore pessimismo».

A livello nazionale, il 65 per cento dei piemontesi giudica la situazione economica peggiorata. Sull’avvenire, il 33 per cento ipotizza un miglioramento, il 28 per cento immagina un peggioramento e il 31 per cento una situazione stazionaria. Per quanto riguarda il microcosmo della famiglia, il 60 per cento degli intervistati comunica una situazione patrimoniale invariata rispetto al 2009, il 5 per cento parla di un miglioramento e il 34 per cento lamenta un peggioramento.Percentuali che, nel caso degli stranieri, si trasformano nel 53, nel 7 e nel 40 per cento.

Numeri poco confortanti considerando che, notifica l’Ires, la classe degli imprenditori e dei dirigenti contribuisce in maggior misura a sostanziare il gruppo degli ottimisti. Sembra dunque che siano le fasce deboli – e pare una drammatica tautologia – a temere orizzonti più scuri.

Ammonta al 50 per cento la fetta dei piemontesi che ammette di aver riscontrato difficoltà economiche nel 2010 su alcuni settori: il pagamento delle bollette (il 23 per cento della popolazione), le spese per la casa (il 19), le spese mediche (il 13), le spese scolastiche (l’8). Le cifre non rendono conto delle proporzioni: basti evidenziare il dato secondo cui un quarto dei piemontesi dichiara difficoltà nel pagare le ordinarie bollette, cifra che s’impenna al 36 per cento nel caso degli stranieri.

In ultimo, la situazione delle famiglie: il 48 per cento dichiara che il bilancio mensile «quadra appena», il 5 per cento deve «fare debiti», il 24 riesce a «risparmiare qualcosa» e solo il 4 per cento riesce a «risparmiare abbastanza». Sarebbe sciocco cedere allo sconforto, ricorda la zelante pedagogia sabauda: ma di fronte a queste percentuali – per quanto migliori rispetto al 2009 – si sollevano dubbi sul funzionamento di una macchina che richiede molto e restituisce poco, in termini di qualità di vita, di servizi assistenziali e, soprattutto, opportunità (vedi articolo a lato).

Matteo Viberti

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