Parliamo con Filippo Monge, presidente del Centro studi dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance). La situazione del mattone non è rosea (vedi articolo qui sotto) e servono interventi.
Partiamo da Cuneo. I dati pubblicati da Ance non confortano: quale, secondo lei, il principale ingranaggio inceppato nel sistema edile?
«Credo che l’Amministrazione provinciale – l’assessore all’edilizia Giuseppe Rossetto in primis – debba pensare e applicare strategie alternative. Nell’area cuneese lavorano molte imprese provenienti da lontano, sovente da altre regioni: l’esito è controverso, perché queste aziende non hanno una base stabile e radicata sul territorio. Rescindono i contratti, abbandonano i lavori, oppure non sono tempestive negli interventi per ovvie ragioni di distanza».
È come se la Provincia avesse dimenticato se stessa, le proprie risorse.
«Gli amministratori dovrebbero tenere in maggiore considerazione il tessuto socio-economico locale nel selezionare le imprese. Mi stupisco che questo appello rimanga inascoltato: la presidente della Provincia, Gianna Gancia, dovrebbe riconoscersi in una simile politica di “predilezione” del locale».
Eppure il comparto edile, oggi come non mai, appare condizionato da politiche di respiro nazionale.
«Certamente. Gli ultimi spauracchi contenuti nella finanziaria, come la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, non aiuteranno a sbloccare la situazione. La nostra provincia è abitata da risparmiatori che, storicamente, hanno creduto nel mattone. Comprare una casa e investire negli immobili ha determinato lo sviluppo e la fioritura di molte aree, Alba in particolare. Ora gli stessi risparmiatori vengono tassati, come se avessero rubato – invece di esserseli guadagnati con sudore e sacrifici – gli immobili che possiedono».
A proposito di Ici: la manovra Monti non ha imposto la tassa sui beni di proprietà della Chiesa. Che cosa ne pensa?
«La mia opinione è che non sia giusto tassare questa tipologia immobiliare: stiamo parlando, nella maggior parte dei casi, di strutture dall’imprescindibile finalità sociale. Molti deboli hanno trovato ospitalità e accoglienza nei locali della chiesa, che ha saputo assolvere a una funzione di supplenza del welfare laddove quest’ultimo ha fallito».
m.v.