La rinascita di Casa Pina

Una casa capace di accogliere chiunque suoni alla porta. Non era solo un sogno ma la realtà messa in pratica tutti i giorni dalla signora Pina di Mussotto. Anni e anni passati ad accogliere le persone in difficoltà nella sua casa di corso Canale. Nel 2006, raggiunti gli 87 anni di età, Pina prese la decisione di trovare un “erede” perché il valore della solidarietà e ciò che era stato fatto fino ad allora non andasse perduto. Ha inizio la storia di Casa Pina. Giuseppina Ferrero, con l’appoggio di amici e conoscenti – tra cui il sindaco Maurizio Marello – dona la casa alla cooperativa Alice: è il primo progetto albese di social housing: una realtà abitativa fatta di accoglienza e accompagnamento al reinserimento di persone in difficoltà. La cooperativa Alice inizia i lavori di ristrutturazione. Il primo lotto si conclude nel 2008, anno di inaugurazione e della prima accoglienza di due madri con bambini.

Su un investimento complessivo di un milione di euro, circa trecentomila provengono dalle fondazioni San Paolo, Crt e Crc. Il resto, poco più di settecentomila euro, serve a capire l’importanza che la cooperativa Alice riversa sul progetto in espansione. «Nel 2012 Casa Pina vivrà una seconda rinascita », racconta il direttore Alessandro Valmacchino. «La Casa continua a essere una risposta all’emergenza abitativa, ma questa non è che la punta dell’iceberg sotto la quale si trovano problemi legati all’ambiente lavorativo o familiare. Per questo non ci limitiamo a dare una casa a chi è in difficoltà, ma anche a progettare – insieme con l’ospite – un percorso di reinserimento. E questo è possibile grazie alla nostra esperienza pluridecennale. La nostra équipe è composta da due operatori sociali e una psicoterapeuta». Casa Pina ha dato vita in questi anni a «mix sociale », come lo definisce Valmacchino: stranieri in cerca di lavoro, persone con un passato in case di recupero, madri sole con i loro figli. È un luogo di seconda accoglienza, uno scalino più vicino a un ingresso autonomo e indipendente nella società.

«Per arrivare a un effettivo reinserimento è necessaria una rete di persone, un legame con gli altri, un insieme di relazioni», dice ancora Valmacchino. Ed è da qui che Casa Pina progetta il futuro: la ricerca di una famiglia o di una coppia esterna in cerca di abitazione che voglia stabilirsi in questa casa. «Una coppia che conduca la sua vita normalmente, senza rinunciare al proprio stile di vita ma che cerchi il rapporto con gli altri come dei buoni vicini, presenti e interessati». La prospettiva è di trovare qualcuno nei prossimi mesi quando saranno pronti altri quattro nuovi alloggi, portando il numero complessivo di abitazioni a sette, cinque bilocali e due trilocali. Con l’approvazione di una variante nel Piano regolatore, in progetto c’è il terzo e ultimo lotto dei lavori di ristrutturazione, che concluderà Casa Pina con due ulteriori alloggi per quattro persone.

Maurizio Bongioanni

foto Marcato

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