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Criminalità, la repressione non basta

Ires: il Piemonte è la seconda regione per numero di denunce; il 38 per cento delle famiglie ha subìto un reato negli ultimi tre anni

INDAGINE – «Sicurezza» è termine complesso, in cui si riflettono paure individuali, percezioni distorte, pericoli reali. Bisogna far chiarezza: il crimine e il reato sono il barometro del malessere sociale, sono la «punta dell’iceberg» dei processi che non funzionano. A fotografare la geografia locale ci ha provato la Regione, con un rapporto diffuso la scorsa settimana in collaborazione con Ires. L’istituto di ricerca, aggregando le proprie misurazioni con quelle di altri enti, ha dipinto una situazione allarmante: il Piemonte risulta la seconda regione italiana più «pericolosa», se con questo termine si intende il numero totale di reati segnalati. Con un tasso di 26,7 denunce ogni 100 mila abitanti, segue il primo posto della Liguria. Il dato è comunque in diminuzione se si considera il passato: meno 1,7 per cento rispetto all’anno precedente.
Tra i “predatori”. In particolare, i reati in Piemonte nel 2010 hanno raggiunto quota 230.161. Sul totale, Cuneo contribuisce con 18.002 reati, una cifra a dir poco esigua se confrontata con quella di Torino: il capoluogo registra oltre 150 mila “misfatti”. Ad Alba, ha spiegato il capitano dei Carabinieri Nicola Ricchiuti, risulterebbero in forte diminuzione i «reati predatori» (furti, rapine, scippi, ecc.), così come i furti d’auto, che gli scorsi anni avevano toccato vette preoccupanti a causa dell’azione reiterata di un singolo individuo.
Il rapporto della Regione rileva anche come il 37,9 per cento delle famiglie piemontesi (più di una su tre) dichiari di aver subito almeno un reato negli ultimi tre anni. Questa «criminalità endemica» provoca una valutazione pessimistica da parte dei residenti sulla propria «area di vita»: la percentuale di chi pensa che la criminalità sia aumentata negli ultimi cinque anni supera quella di chi la ritiene diminuita: 39,8 per cento contro il nove per cento.
Agiati e agitati. Dal punto di vista psicologico la sicurezza, misurata come somma di persone molto o abbastanza preoccupate, è una priorità abbastanza rilevante per i cittadini piemontesi. Si colloca al terzo posto, dopo il peso fiscale e l’inquinamento ambientale. Una variabile cruciale rispetto alla percezione della propria vulnerabilità sembra quella economica: le famiglie con reddito al di sopra della media sembrano meno preoccupate (69,2 per cento) rispetto a quelle mediamente agiate (75,6 per cento di preoccupati) e ancor più rispetto a quelle meno agiate (79,2 per cento). Analoga disposizione si riscontra osservando la preoccupazione per la sicurezza e la collocazione politica: a destra si è mediamente più preoccupati (87,9 per cento) che a sinistra (62,8 per cento).
Le variabili che spiegano il grado di sicurezza (reale o percepita) sono parecchie: sociologiche, antropologiche, etniche, politiche. Senza addentrarci nei meandri delle analisi, pensiamo alla soluzione: come sconfiggere la criminalità? Repressione e vigilanza non sono che palliativi. La spersonalizzazione e l’anomia inducono alla strumentalizzazione dell’altro, alla sua prevaricazione. Perciò, sembra che la strategia vincente sia più “emotiva” che “pratica”: secondo le rilevazioni Ires, i cittadini piemontesi che ritengono necessaria una maggiore frequentazione e conoscenza reciproca tra le persone sono l’81 per cento. Sembra il ragionamento più lineare del mondo: se la criminalità è causata dalla lontananza esistenziale, basta riavvicinarsi. Imparando a rappresentare l’altro come persona piuttosto che come numero, pericolo, strumento o, come spesso accade, nemico.

Matteo Viberti

ANALISI

Bosticco: «Aumenta la mala-educazione, investiamo in prevenzione»

L’assessore albese alla sicurezza è Giovanni Bosticco. Ad Alba il concetto di reato, di trasgressione sembra assumere connotati differenti rispetto al resto della regione: oltre ai furti, è l’aggressività “minore” a fare da protagonista.
Come vede la situazione sotto le torri, Bosticco? «Considerando che il Piemonte si colloca al secondo posto nella classifica delle regioni italiane per tasso di criminalità, direi che la provincia di Cuneo e l’area albese dimostrano una certa virtuosità, una relativa “immunità” alle dinamiche di reato. Questo non vuol dire che possiamo abbassare la guardia».
Che cosa intende dire?  «Nell’ultimo anno abbiamo registrato un incremento della cosiddetta mala-educazione, ovvero di quella criminalità non legata ai reati classici (furti, rapine, delitti), ma piuttosto ai reati minori, come vandalismo, bullismo, scritte sui muri, eccetera».
A chi o a che cosa imputa la causa di questa “aggressività dilagante”? «Il clima di insicurezza economica genera insofferenza, che a sua volta alimenta il desiderio di nuocere: ad altri o alle cose. Parlo soprattutto dei giovani, visto che è questa categoria anagrafica a macchiarsi più sovente di reati di vandalismo. Anche i media e i telegiornali non aiutano ad ammorbidire la preoccupazione e la tensione psicologica, creando allarmismo e diffidenza verso l’altro».
Il Comune di Alba che cosa fa per “ovviare” al problema? «Stiamo investendo risorse economiche e umane per prevenzione e repressione: acquisteremo una telecamera mobile, lavoreremo in sinergia con gli educatori del Consorzio socio-assistenziale affinché vigilino e intercettino sul nascere dinamiche potenzialmente dannose per la città. Dal punto di vista sanzionatorio, deve passare il messaggio che, per ogni malefatta compiuta, ci sarà un prezzo da pagare. L’impunità moltiplicherebbe la criminalità».

   m.v.

STATISTICHE

Maggi (Ires): «Nella Granda i tassi di criminalità più bassi. Ad Alba in crescita i furti d’auto

“Maurizio Maggi è il ricercatore di Ires Piemonte che si è occupato delle rilevazioni sulla sicurezza in Regione.
Quali sono le particolarità statistiche dell’area cuneese? «Il cuneese è la provincia con i tassi di criminalità più bassi del Piemonte: poco più di 3.000 crimini ogni centomila abitanti, 3.039 per la precisione, contro una media regionale di 5.164 nel 2010. Come nel resto del Piemonte, si tratta per la maggior parte di furti (in abitazione soprattutto) e in minore misura di danneggiamenti. Il tasso di criminalità nel 2010 è lievemente aumentato (più 1,2 per cento), unico caso in regione oltre a Verbania. Va sottolineato che si tratta di un aumento minimo (meno di 300 denunce in più) e che comunque colloca Cuneo in posizione migliore rispetto al 2008».
Che cosa ci può dire, invece, di Alba? «Alba è l’unico distretto cuneese con un elevato tasso di vittimizzazione, in minore misura Bra. In città sono soprattutto i furti di auto a spingere verso l’alto i numeri. Cosa causa insicurezza? In Piemonte maleducazione aggressiva, degrado del territorio o isolamento fisico e sociale sono più influenti. Nel cuneese, invece, sono i reati veri e propri a incidere di più».

Dalla descrizione alla soluzione. Quali i passi da fare verso una “più armonica” convivenza? «Sul piano della prevenzione, se il degrado è una delle principali cause di insicurezza, i governi locali (Comuni soprattutto) possono fare molto. Pensiamo alla gestione dissennata dei cantieri in aree urbane, gestione che condanna queste zone all’abbandono e a diventare “terra di nessuno”. I Comuni e le pubbliche amministrazioni in genere sono un pessimo esempio di cura del territorio, una vera scuola di diseducazione civica (forse a Cuneo è un po’ meno, visto che il degrado non viene avvertito con la stessa drammaticità di altri territori). Inoltre, per garantire sicurezza, lo Stato dovrebbe impegnarsi nel processo di integrazione degli immigrati».
E poi c’è l’azione dei singoli cittadini… «Le contromisure private (antifurti, maggiori attenzioni) negli ultimi anni sono state decisive per far diminuire certi reati contro il patrimonio. Anche la collaborazione con le Forze dell’ordine si è rivelata importante. Molti, troppi reati non vengono denunciati, anche reati gravi. In Italia si denuncia un’aggressione fisica su cinque, in Piemonte tre su cinque. Molti crimini possono oggi (in Piemonte) essere addirittura denunciati on line: cosa che semplifica enormemente l’iter e l’approccio».
Un sistema giuridico macchinoso e contorto sembra remare contro queste buone intenzioni «Leggi che diano più trasparenza sulla formazione e sui movimenti dei patrimoni avrebbero un impatto enorme sulla sicurezza. E non solo per il controllo della grande criminalità. Permetterebbero di creare alternative credibili al carcere per i reati minori, facendo gravare sugli autori la responsabilità anche economica di ciò che hanno fatto. Dare il Daspo a un gruppo di ultras lascia il tempo che trova. Addebitargli il costo economico del danno causato e sequestrargli il motorino o l’auto se non pagano risulterebbe molto più dissuasivo».

m.v.

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