Fiera, esame di realtà

INAUGURAZIONE Il rito d’iniziazione della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba numero 82, perlomeno nella forma, non è stato diverso dalle annate passate: c’erano autorità, curiosi, ospiti d’onore. C’erano i collegamenti video europei (con Berlino e Venlo, in Olanda) dove i rappresentanti di concomitanti eventi enogastronomici hanno augurato buona fortuna alla rassegna albese. C’era il tono formale, le cerimoniosità, i benvenuti e i bentornati, il linguaggio istituzionale. Eppure, al teatro Giorgio Busca venerdì 5 ottobre s’agitava qualcosa di diverso. Come ha spiegato il sindaco albese,

Maurizio Marello, «può sembrare strano parlare di tartufo in tempi come questi, eppure la Fiera rappresenta una grande opportunità di attrazione turistica, dunque di lavoro e occupazione. Insomma, è l’occasione di metterci in mostra, di crescere». Lo spettro della recessione aleggiava su palcoscenico e platea, suggerendo agli oratori cautela diplomatica: sponsorizzare un “frutto” proibitivo ed elitario come il tartufo in atmosfera di penuria può stonare. Meglio ricordare i tornaconti, i benefici, i profitti che si possono ricavare dalla Fiera.

Quanto agli ospiti, avrebbe dovuto esserci Vasco Errani. Il presidente dell’Emilia Romagna per impegni ha però disertato l’inaugurazione, ed è stato sostituito dall’assessore alla protezione civile, Paola Gazzolo, la donna incaricata di salvare la Regione dalle conseguenze del terremoto (vedi articolo a lato). C’era poi il sindaco di Torino Piero Fassino, e la presidente della Provincia Gianna Gancia, che sulla situazione di crisi generale ha dichiarato: «Nonostante lo stato di fallimento in cui versano gli enti locali, ognuno dovrà fare la sua parte per salvare la baracca ». Ha aggiunto il governatore della Regione, Roberto Cota: «Le norme sulla riduzione dei costi della politica vanno bene: non solo non le impugneremo, ma rispondono a quello che stiamo già facendo e a una nostra sollecitazione». Ma ha aggiunto, sulle differenze di trattamento che il Governo riserva agli enti locali: «Perché è stata concessa una deroga al Patto di stabilità della Regione Sicilia mentre il Comune di Torino ha dovuto sforare? Non è giusto». Sul fronte locale e in particolare sull’ospedale di Verduno, Cota ha promesso che la struttura verrà inaugurata entro il 2013.

Nessuno parla di emozioni, tranne il direttore del Museo del cinema di Torino, Alberto Barbera. Che ha proposto un “promemoria”: «Il cinema come il tartufo è un sogno a occhi aperti, miraggio, desiderio. Non dimentichiamo che siamo fatti di desideri, altrimenti saremmo morti viventi». E ha aggiunto: «Bisogna puntare sulla cultura, intesa non solo come fonte di valore artistico e intrattenimento, ma come strumento formativo per i cittadini, gli individui, le singole identità». La conclusione è stata il taglio del nastro presso il cortile della Maddalena, poi l’esclusiva cena alla fondazione Ferrero con autorità e politici e giornalisti d’ogni rango. Ma oltre alle cerimonie, rimaneva una consapevolezza: quest’anno, il nome del tartufo si trascina dietro il concetto di difficoltà. Un accostamento necessario a non sbagliare l’esame di realtà.

Matteo Viberti

La fotogallery dell’inaugurazione:
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Piero Fassino: «Alba, alleata ideale»

INTERVISTA Piero Fassino, sindaco di Torino – lunedì eletto presidente dell’Anci piemontese – e stato uno degli ospiti d’onore dell’inaugurazione della Fiera del tartufo.

Qual è il legame fra il tartufo e la sua città, Fassino?

Piero Fassino, sindaco di Torino

«Torino un tempo era città industriale. Abbiamo passato momenti di dolore e di “svuotamento” demografico, ma oggi alla vocazione “di fabbrica” si sono aggiunte le eccellenze culturali, tecnologiche, turistiche, universitarie. Stiamo crescendo e cambiando, raggiungendo le vette della classifica italiana per attrattività e vivibilità urbana. Vogliamo proseguire questo processo di miglioramento stabilendo legami con altri territori della regione, e Alba, con il suo tessuto produttivo ed enogastronomico, sarebbe un partner ideale».

Questi progetti devono però fare i conti con il contesto politico attuale. Quale il ruolo degli enti locali nel caos odierno?

 «Gli enti locali sono la base del vivere quotidiano, garantiscono i servizi e le funzioni necessari al cittadino. Se la politica di austerità e rigore del Governo terrà conto delle esigenze delle singole amministrazioni non solo riusciremo a “sopravvivere”, ma a determinare un cambiamento di rotta».

Pensa che questo cambiamento possa essere guidato dalla classe attuale politica?

«Credo che siano i sindaci a ricoprire un ruolo fondamentale in questo senso. I sindaci sono la mediazione tra i cittadini e la politica, devono essere messi in condizione di operare con libertà e agio. Altrimenti diventa difficile sperare in un ribaltamento dello stato attuale».

m.v.

PAOLA GAZZOLO Una donna contro il terremoto

Incontriamo dopo l’inaugurazione della Fiera l’assessore alla protezione civile dell’Emilia Romagna, Paola Gazzolo.

Lei ha un incarico delicatissimo: ricostruire la sua regione dopo le scosse di terremoto che hanno raso al suolo porzioni di tessuto urbano e industriale. Quale insegnamento si porta dietro?

«Una semplice consapevolezza: lo “sciame sismico” che abbiamo subìto (oltre 1.500 scosse) è stato accompagnato da un equivalente “sciame solidale”. Sono state innumerevoli le offerte di aiuto, le manifestazioni di vicinanza, i soccorsi ricevuti dai soggetti più impensabili. A partire da chi, non potendo permettersi di donare due euro tramite il cosiddetto “sms solidale”, ci regalava i punti del supermercato. È una forma di altruismo che si oppone alla distruttività naturale, e che ci consente di ricostruire, di edificare il “nuovo” sulle macerie».

Anche il Paese sta affrontando una situazione “sismica”, un periodo difficile dal punto di vista finanziario, morale, emotivo. Che cosa ne pensa?

«Penso che i problemi siano tanti, e per ricostruire bisogna prima demolire ciò che non funziona. Ma attenzione alle eccessive semplificazioni, ad esempio al mito del capro espiatorio che identifica i politici come fonte di tutti i mali. Credo che anche i cittadini debbano imparare ad avere più fiducia. E credo che i mali collettivi coincidano con processi mentali come il qualunquismo, l’individualismo, l’egoismo».

Come fare per “epurare” questi fantasmi?

«Innanzitutto, sull’esempio dell’Emilia, bisogna saper lavorare insieme. Coinvolgere enti, soggetti, politici e cittadini di eterogenea natura, creare una rete capace di funzionare organicamente e armonicamente. Ci vuole anche rigore e senso di responsabilità, controllo. Dopo il terremoto, i politici emiliani non hanno fatto un giorno di vacanza, sono stati impegnati ventiquattro ore al giorno per risollevare la comunità. Un’immagine scontata e dovuta, ma descrittiva di un atteggiamento sano, capace di trasformare il dramma in speranza».

m.v.

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