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Il prossimo Rinascimento

Maurizio Pallante, fondatore del movimento decrescita felice: «Oggi la merce è il fine, sta a noi cambiare»

Maurizio Pallante è il fondatore del Movimento decrescita felice nel 2007. È stato invitato ad Alba dal gruppo Gas La Torre.
 Come possiamo sintetizzare la teoria della decrescita?
«Si basa su tre elementi: ritorno alla sobrietà, autoproduzione e relazioni umane. Con ritorno alla sobrietà intendo l’abbandono delle pratiche che portano allo spreco e alla dissipazione di beni ai quali siamo stati abituati dal sistema economico fondato sul principio della crescita. L’autoproduzione è il ritorno alla manualità: la crescita è stata resa possibile spingendo una generazione a disimparare qualunque fai-da-te, con l’obiettivo di rendere le persone incapaci a produrre per le proprie esigenze e di conseguenza acquistare tutto quanto occorre. L’ultimo punto è riscoprire relazioni umane basate sul dono, sulla solidarietà, sulla reciprocità. Oggi viviamo in palazzi dove non conosciamo i nostri vicini: viviamo vite estremamente individualistiche».
 La decrescita è spesso confusa con la recessione: applicandola il prodotto interno lordo si ridurrebbe. È così?
«Non bisogna confondere le due cose. Faccio un esempio. Due persone non mangiano: una perché non ha i soldi per comprare il cibo, l’altra perché a dieta. Non si tratta della stessa cosa. La seconda prova sofferenza perché non ha effettuato una scelta consapevole. La nostra economia basa la sua crescita su paramenti esclusivamente quantitativi, come dimostra il Pil, indice che non tiene conto di quei beni che non sono merci. L’uomo ha bisogno di relazioni sane per stare bene e di servizi che il Pil non può misurare. Siamo abituati a pensare che la crescita sia un fattore positivo e quindi parlare di decrescita per tanti significa tornare indietro, regredire. Ma è un’idea che ci ha inculcato la società dei consumi. E il Pil cresce se crescono gli sprechi: se le case cominciassero a consumare meno di 20 chili di metano l’anno, valore medio delle nostre abitazioni (pensate che in Germania non danno l’abitabilità se si superano i 7 chili), il Pil diminuirebbe. Più si consuma e più l’economia cresce».
 Cosa ne pensa dell’attuale crisi economica?
«La crisi è il nostro miglior alleato e può essere la nostra salvezza. Grazie alla crisi è diminuito il consumo di fonti fossili e la produzione di biossido di carbonio. Stiamo attraversando una crisi di carattere ambientale e una di carattere economico. Siamo alla fine di un periodo storico iniziato con la rivoluzione industriale. I passaggi di epoche non sono mai tranquilli: possiamo ripetere il passaggio che c’è stato tra l’Impero Romano e il Medioevo, caratterizzato dalle stragi, oppure essere all’alba di un nuovo Rinascimento. Sta a noi decidere quale strada percorrere. La decrescita può essere la strada da percorrere se vogliamo cambiare il rapporto tra mezzi e fini. Oggi la merce è il fine e il mezzo per raggiungerla è la persona, come dimostrano le attuali scelte politiche in cui le persone sono sacrificate in nome di una maggior produttività. Dobbiamo invertire questo rapporto».
 Come si applica la decrescita alla realtà?
«Creare dei circoli territoriali fra persone, come ad esempio i Gas (gruppi di acquisto solidale), che agiscano in tre direzioni per far avanzare la decrescita nella testa delle gente. Uno: favorire le innovazioni tecnologiche che riducono i consumi e gli sprechi. Due: cambiare stile di vita e riscoprire la virtù della sobrietà con la quale il mondo ha vissuto fino alla seconda guerra mondiale. E tre: comprendere che i beni che soddisfano l’uomo non sono sempre e per forza merci acquistabili».
 Maurizio Bongioanni

CHI È

Maurizio Pallante è nato aRoma nel 1947. Laureato in lettere è il principale ispiratore, a livello nazionale, del Movimento per la decrescita felice, una corrente di pensiero ispirata alle teorizzazioni di Nicholas Georgescu Roegen e Serge Latouche. L’assunto è che l’aumento del Pil non è proporzionale all’aumento della qualità della vita e che l’attuale sistema economico, basato sull’imperativo e sulla volontà di crescere illimitatamente, è destinato al fallimento, poiché le risorse planetarie non sono infinite. Per quanto controversa, in un clima di pesante recessione economica, la teoria della decrescita sta, in Italia, trovando diffusione.

«Meno fondi dallo Stato? Bene»

Franco Foglino, assessore al bilancio di Alba, ha posto a Pallante, durante la serata organizzata dal Gas, una questione: «Come Alba Città per vivere abbiamo messo al centro del nostro programma il ragionamento della decrescita. Una volta saliti alla maggioranza ci siamo dovuti scontrare con una realtà estremamente complicata, fatta di tantissime persone che chiedono segnali forti all’Amministrazione, servizi che non ci possiamo permettere a fronte di una riduzione di trasferimenti da parte dello Stato. Anche se la lista rimette il contributo economico nelle casse del Comune, manca una base più ampia del consenso cittadino, uno stimolo da parte della cittadinanza per applicare la logica della decrescita».
La risposta di Pallante può dare spunti di approfondimento: «Arrivano meno fondi dallo Stato? Bene, il Comune farà meno rotonde. A parte le provocazioni, quello che voglio dire è questo: è un cammino difficile, ma è importante provarci. La consapevolezza si rafforzerà col tempo. Ad esempio ci sono diverse modalità perché un Comune risparmi: sull’efficientamento energetico fare degli accordi con le aziende edilizie perché il costo sia a carico loro a fronte di una serie di sgravi (cosa che il Comune di Alba ha già fatto in certi casi, nda). Un altro problema è la scarsità di asili: ma magari le coppie giovani hanno due vicini di casa anziani che non sanno come passare le giornate. Quello che voglio dire è che lo Stato non può farsi carico di tutti quei problemi che possono essere sopperiti tramite relazioni comunitarie».

ma.bo.

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