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Giorno dei buoni rapporti con Dio

Continua da Senza la domenica non possiamo vivere

A partire dalla 13ª domenica (30 giugno) l’itinerario si snoda attraverso una nutrita serie di indicazioni che sono altrettante tappe della sequela di Gesù, come suoi discepoli e suoi messaggeri: essere pronti a una decisione radicale e senza rimpianti (14ª domenica, 7 luglio); considerare prossimo tutti coloro che incontriamo e provare compassione per chi è nel bisogno (15ª, 14 luglio); fermarsi ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola, come Maria di Betania (16ª, 21 luglio); pregare con fiducia e perseveranza (17ª, 28 luglio); essere liberi da qualsiasi voglia di possesso (18ª, 4 agosto); vivere nella vigilanza (19ª, 11 agosto); disposti ad affrontare i conflitti, le sofferenze e le prove provocati dall’adesione al Vangelo (20ª, 18 agosto). Ma poiché questa non può avvenire se non all’interno del caldo grembo di una comunità di fratelli, le domeniche successive si incaricano di delinearne l’immagine, i tratti essenziali. Innanzitutto occorre spogliarsi dalla presunzione che bastino certi gesti esteriori per esserne parte viva: solo scelte di vita e di fede autentica possono introdurre in essa (21ª, 25 agosto); tra queste figurano in primo piano l’accoglienza dei poveri, cioè di coloro che non sono in grado di ricambiare (22ª, 1 settembre); la disponibilità a lasciare qualunque cosa per amore del Regno (23ª, 8 settembre); la misericordia nei confronti dei peccatori e di quelli che si sono perduti (24ª, 15 settembre); la capacità di usare saggiamente dei beni di questo mondo senza diventarne schiavi (25ª, 22 settembre); l’attenzione ai poveri e a tutti quelli che soffrono (26ª, 29 settembre); una fede semplice e generosa che non pretende premi e onori (27ª, 6 ottobre).

A questo punto emerge una domanda che si propone a ciascuno di noi: chi è che appartiene veramente al mondo nuovo che Gesù annuncia con le sue parole e i suoi gesti? Troviamo la risposta nelle quattro domeniche successive: chi riconosce con gratitudine la bontà di Dio verso di lui (28ª, 13 ottobre); chi con fiducia non si stanca di invocare il Signore (29ª, 20 ottobre); chi riconosce il suo peccato davanti a Dio e invoca la sua misericordia con cuore sincero (30ª, 27 ottobre); chi si lascia “toccare” il cuore dall’incontro con Cristo e decide di convertirsi (31ª, 3 novembre).

Nelle ultime domeniche del tempo ordinario il viaggio di Gesù, scandito dal Vangelo di Luca, si conclude nella città santa, dove si compiranno gli eventi fondamentali della nostra fede. Per questo i brani evangelici si preoccupano di farci percepire il senso delle realtà ultime e la loro capacità di orientare tutta la nostra esistenza verso il suo compimento. Innanzitutto dobbiamo evitare di considerare la vita eterna con le logiche di questo mondo (32ª, 10 novembre); e poi affrontare le prove a cui, come seguaci del Signore, siamo sottoposti, con mitezza e serenità, nella certezza di essere sempre da lui accompagnati e sorretti (33ª, 17 novembre); è lui, il crocifisso, il signore della storia, sulla quale esercita una sovranità di servizio e amore, che si espone al rischio del rifiuto e del dono totale (34ª, festa di Cristo Re).

Già questo sintetico excursus sui principali temi dei Vangeli domenicali lascia trasparire la loro densità e importanza: è l’insieme dell’esistenza che viene spalancata all’incontro con Gesù risorto nella Messa, alla sua Parola di vita nuova e bella, praticabile se nutrita del pane di vita. Non possiamo essere seguaci di Gesù, secondo le indicazioni dell’evangelista Luca, senza vivere la ricchezza di grazia di ogni domenica, Pasqua settimanale. Essa è in grado di farci riscoprire la dimensione della gratuità e del dono, di rispondere al desiderio di buoni rapporti che tutti noi portiamo inscritto al fondo delle nostre anime. La domenica può essere il «“giorno dei buoni rapporti”: con Dio che ci riconferma il suo gratuito amore; con il prossimo, in primo luogo la propria famiglia, ma anche i poveri e gli ammalati; con noi stessi, in quanto troviamo il tempo per riposarci; con l’intero creato che ci è offerto per una consapevole custodia e fruizione» (E. Bianchi).

 

A questo punto ci è meno difficile comprendere almeno un po’ il significato della testimonianza dei 49 cristiani di Abitene: nei primi anni del 300, in un’Africa settentrionale in cui fiorivano piccole comunità cristiane circondate da una società estranea e ostile – che è forse il futuro che attende anche noi – uomini, donne, giovani e fanciulli appartenenti a differenti condizioni sociali non hanno esitato a contravvenire agli ordini dell’imperatore, continuando a riunirsi nel giorno del Signore per celebrare l’Eucarestia. Scoperti, imprigionati e condotti in tribunale hanno testimoniato a costo della vita di «non poter vivere senza domenica».È un’istanza che ha attraversato secoli e nutrito generazioni di credenti, un convincimento che si propone oggi a noi come possibile scoperta lungo l’itinerario che le domeniche del tempo ordinario ci additano e che vi auguro di vivere, nella gioia della fede, in quella pienezza di significato di cui le nostre vite abbisognano come della luce del sole e del sollievo della pioggia.

+ Giacomo Lanzetti, vescovo di Alba

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