Un giovane che ha creduto in sé e ha raggiunto il suo obiettivo

Egregio signor Direttore, l’ultimo sabato di scuola, durante il saggio di musica al quale hanno partecipato tutti i 147 alunni della scuola secondaria di primo grado di Diano, è venuto a trovarci un ex studente che aveva appena ricevuto il brevetto di volo al termine del quarto anno di superiori. Per me e per i colleghi che lo avevano avuto come alunno è stata un’enorme sorpresa. Il ragazzino distratto, agitato e incosciente ha lasciato il posto a un giovane responsabile, sicuro di se stesso e determinato. Quali miracoli si verificano durante la crescita! In seconda era a rischio di ripetere l’anno. In terza aveva maturato l’idea di diventare un pilota di aereo. È stata questa la motivazione che lo ha cambiato: gli serviva un motivo per agire, per impegnarsi. Devo dire che ero titubante sul fatto che avrebbe potuto realizzare il suo desiderio. La frase che più mi ha meravigliata è stata quando ha detto alla professoressa di inglese (materia in cui non eccelleva affatto) che aveva superato il First perché nel suo lavoro chi non conosceva bene l’inglese era tagliato fuori. Come mi ha detto giustamente una dirigente anni fa, all’inizio della mia carriera scolastica, «si impara solo ciò che si ritiene necessario». Ebbene questo alunno mi ha confermato che l’impegno mantenuto nello spiegare l’utilità di ciò che si sta facendo non è stato vano. A volte solo il tempo risponde alle domande che in un primo momento sembrano senza risposta. Ringrazio, perciò, questo giovane e tutti gli altri miei alunni per aver creduto in loro stessi e aver dato il meglio per diventare padroni della loro vita e non servi degli altri.

Ada Toso, Diano

 «Agli svogliati basta dargli uno scopo», scriveva don Lorenzo Milani nella sua Lettera a una professoressa. Penso che questa affermazione spieghi perché il ragazzo distratto citato nella lettera sia diventato un ragazzo responsabile e sicuro di sé. Certamente la fatica di motivare gli studenti, purché fatta senza pedanteria, non è allora tempo sprecato. Ma più ancora bisognerebbe riuscire a entusiasmare i ragazzi, suscitare passioni e interessi, aprire il loro cuore alla speranza. Ma questo è possibile se gli insegnanti questa speranza ce l’hanno per primi dentro di sé. Talvolta invece sono essi stessi frustrati, stanchi, demotivati. Ma tutti noi adulti siamo coinvolti. Parliamo tanto di giovani, ma sembra che li abbiamo dimenticati. Sono il nostro futuro, ma per loro non ci sono prospettive di inserimento lavorativo. Abbiamo poca fiducia in loro. Gli esempi che diamo loro sono superficiali, banali, quando non immorali: l’importante sembra prevalere sugli altri, badare ai propri interessi, essere più furbi, approfittare di ogni situazione, e così via. Eppure i giovani, in fondo al loro cuore, hanno tanto desiderio di bene, di onestà, di pulizia. Possono anche impegnarsi per questo, entusiasmarsi. Servono loro dei modelli positivi e persone che credano in loro, che sappiano intuire e stimolare i loro interessi, che sappiano dar loro uno scopo. Un piccolo esempio lo vedo nel gruppo di giovani collaboratori di Gazzetta: sono pieni di entusiasmo e di idee. E l’hanno dimostrato recentemente seguendo momento per momento il festival Collisioni. I giovani hanno ancora voglia di impegnarsi per qualcosa di bello e stimolante. C’è ancora speranza per il futuro. Papa Francesco è uno che i giovani sembra capirli bene. E non ha timore a chiedere un impegno forte. Ha detto qualche settimana fa agli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti: «Siate persone libere! Forse si pensa che libertà sia fare tutto ciò che si vuole; oppure avventurarsi in esperienze limite per provare l’ebbrezza e vincere la noia. Questa non è libertà. Libertà vuol dire saper riflettere su quello che facciamo, saper valutare ciò che è bene e ciò che è male, quelli che sono i comportamenti che fanno crescere, vuol dire scegliere sempre il bene». E ha concluso: «In questo non abbiate paura di andare controcorrente, anche se non è facile! Essere liberi per scegliere sempre il bene è impegnativo, ma vi renderà persone che hanno la spina dorsale, che sanno affrontare la vita, persone con coraggio e pazienza».

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