I 23 giorni di Alba In memoria di Ugo e Arturo

Il primo incontro dedicato all’anniversario della Libera Repubblica del 1944 sarà “Vicini a Fenoglio”, dedicato a Cerrato e Buccolo. Cerimonia il 1° novembre nel Campo della memoria.

GLI APPUNTAMENTI

Alba si prepara a ricordare l’anniversario dei ventitré giorni della Libera Repubblica. Una memoria che «non deve mai cessare», per usare le parole del sindaco Maurizio Marello. E che si collega temporalmente con il 4 novembre, giorno dell’armistizio e della vittoria nella prima guerra mondiale, oggi Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate.

Il 10 ottobre 1944 i fascisti uscivano (costretti) dalla città. Ritorneranno il 2 novembre, dopo la battaglia che pose termine alla Libera Repubblica (la quale valse, nel ’49, il riconoscimento al gonfalone della medaglia d’oro al valor militare). Per la città inizierà l’autunno più tragico, quello del grande rastrellamento.

Le iniziative organizzate dal Comune, dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dalle associazioni Colle della Resistenza e Padre Girotti inizieranno venerdì 25 ottobre, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe in piazzetta Vernazza 6, Edoardo Borra e Antonio Buccolo terranno un incontro dal titolo Vicini a Fenoglio. Un ricordo di Ugo Cerrato e Arturo Buccolo. Al termine della proiezione, seguirà un intervento su padre Giuseppe Girotti, “giusto tra le nazioni”, in vista della sua proclamazione a beato nella primavera 2014.

Venerdì 1° novembre, alle 15, nel “Campo della memoria” del cimitero cittadino, che accoglie il monumento e le lapidi con i nomi dei caduti di tutte le guerre, sarà celebrata la Messa, alla quale seguirà un momento di riflessioni e ricordi. Nell’occasione sarà iscritto il nome di Pietro Quassolo di Alba, classe 1915, artigliere alpino della Cuneense (IV reggimento, gruppo Pinerolo) caduto in Russia nel corso del terribile ripiegamento dal Don nel gennaio 1943, in cui morirono 13.470 penne nere della Divisione. La piastrina di Quassolo fu ritrovata l’anno passato e venne consegnata ai parenti nel corso di una cerimonia, il 10 febbraio in San Giuseppe, dal presidente degli alpini della sezione di Cuneo, Antonio Franza.

Antonio Franza

Domenica 3 novembre, alle 11, nella chiesa della Madonna degli Angeli di Altavilla sarà celebrata una Messa in suffragio dei caduti dei 23 giorni e nel corso delle rappresaglie che seguirono.

Giovedì 14 novembre, il sindaco Maurizio Marello presenterà il volume Riccardo Roberto, scritto da Fabio Bailo. Seguiranno incontri nelle scuole e altri momenti, nel corso dei quali sarà presentato il quarto volume delle Strade delle memorie partigiane e verrà inaugurato il cippo commemorativo del partigiano Giovanni Daziano Ivan, caduto il 2 novembre 1944 nella difesa di Alba.

In memoria di Ugo e Arturo

Uno dei passi più enigmatici – e perciò affascinanti – dell’opera di Beppe Fenoglio riguarda il mestiere di narratore, e di narratore della resistenza: quindi, obliquamente, lo stesso autore. A un compagno di lotta aspirante scrittore, che gli chiede chi avrebbe infine dato, finita la guerra civile, il libro definitivo su di loro, il partigiano Johnny risponde che non sarebbe stato nessuno di loro combattenti; piuttosto, qualcuno di là da nascere, però dotato di uno straordinario potere. «He will see and transfer», sentenzia Johnny, che pare qui un novello Giovanni Battista. Il passo, come un testo dottrinale particolarmente oscuro, accredita molte interpretazioni: la più suggestiva ci fa intendere l’atto di vedere, da parte di chi neppure è presente ai fatti, come una facoltà visionaria esercitata dall’artista, che arriva al cuore delle cose, alla comprensione della verità, e sa renderla così com’è, perché possano vedere anche altri. Qualcuno saprà capire, insomma, e trasmettere, ponendosi alla giusta distanza.

 

Ci vengono in mente questa figura e questo ruolo “misteriosi”, pensando alla serata di venerdì 25 ottobre voluta dall’associazione Padre Girotti giusto tra le nazioni e dal centro culturale San Giuseppe: una serata in ricordo di Ugo Cerrato e Arturo Buccolo, due persone diverse tra loro, lontane per età, formazione, esperienze di vita, eppure legate in amicizia proprio da Beppe Fenoglio, cui sono stati entrambi vicini, “vedendo” e “trasmettendo” ciascuno secondo la propria visione.

La vicinanza di Ugo e Arturo a Fenoglio è uguale e diversa, e va spiegata per gradi. Ugo Cerrato, partigiano e maestro elementare, classe 1927, aveva conosciuto Fenoglio (classe 1922) da bambino, in vacanza in alta Langa; nel dopoguerra l’aveva ritrovato ad Alba, cementando, insieme alla moglie Luciana Sarotto, un’amicizia fraterna, quotidiana, unita a una sincera stima sul piano umano e all’ammirazione per la fatica letteraria. Dopo la morte di Fenoglio, nel 1963, Ugo è stato (fino alla morte, nel 2007) il “trasmettitore” più intenso, spontaneo, esaltante dell’uomo Fenoglio: gioiva per ogni lettore e critico conquistato dalla pagina fenogliana, e il suo entusiasmo avvolgeva e galvanizzava chiunque lo stesse ad ascoltare, che insieme con l’essere umano, finiva per “vedere” anche l’artista.

Arturo Buccolo nasceva l’anno stesso della morte di Fenoglio (una morte amaramente prematura, toccata poi anche a lui, nel 2000): di Fenoglio è stato dunque un lettore, ma in un’ottica tutta albese, con i testimoni a portata di mano, gli ambienti e i paesaggi accessibili. È un’ottica che potrebbe condizionare anche in negativo, confondendo il lettore, tarpandogli le ali, inchiodandolo ai dati più banali (come, per esempio, la tiritera, tanto inutile quanto svilente, sull’identità biografica del personaggio di Fulvia, che ancora di recente ha fatto esibire sui giornali, in mancanza di meglio, un paio di scalpi lucidati). Arturo ce l’ha fatta, a non cadere in trappola: la sua generazione è cresciuta insieme al riconoscimento, purtroppo postumo, di Fenoglio, ma ha dovuto “liberarlo”, in casa propria, dall’improvvisa esaltazione di marca localistica che ne faceva il cantore folk delle Langhe, il documentarista della vita di collina che solo gli aborigeni più puri potevano veramente capire; oppure strapparlo all’insofferenza di chi, anche disponendo di mezzi culturali adeguati, rimasticava pregiudizi da strapaese.

A fare da ponte, alleato, amico in questa e altre operazioni di salvaguardia, c’era Ugo Cerrato: nel documentario televisivo di Caterina Cannavà, girato nel 1997 (e riproposto nella serata del 25 ottobre), Ugo Cerrato e Arturo Buccolo sono a fianco a fianco, mentre ritraggono a turno lo scrittore amato, sulle colline o nei locali della fondazione Ferrero di Alba, dove Arturo aveva, tra le altre cose, curato una mostra fondamentale in occasione dei 75 anni della nascita di Fenoglio. Il “Progetto Fenoglio” della fondazione (che nel 1998 avrebbe portato all’inaugurazione del suo Centro di documentazione fenogliano, da allora aperto a studiosi e lettori) è stato un passaggio determinante per l’educazione della generazione ancora successiva, e uno dei risultati più alti del lavoro di Arturo Buccolo. Un lavoro per cui si è soliti usare una definizione che suona anonima, addirittura in sospetto di eufemismo: organizzatore, od operatore, culturale. In realtà, sarebbe disponibile un nome molto più appropriato e chiaro, anzi, il solo corretto, a nostro giudizio: Arturo Buccolo è stato un editore. Ne aveva il gusto e l’immaginazione, e il suo catalogo ideale è stato il patrimonio culturale albese, i suoi autori le grandi personalità che l’hanno accumulato: i vari Gallizio, Masera, Longhi… e naturalmente Fenoglio.

 Edoardo Borra

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