Intonandoli, dalle laude al jazz pop

MUSICA Emotional voice experiment: Dalle laude medievali al jazz-pop è il concerto in programma per sabato 21 marzo (alle 21) nella chiesa della Natività di Maria di Mussotto. Si tratta di un progetto di Beppe D’Onghia (arrangiatore e compositore di fama) e Franco Biglino, direttore dell’associazione corale Intonando. Mentre D’Onghia si esibirà in trio – con Lele Veronesi alla batteria e Christian Pele al basso e contrabbasso – Biglino dirigerà il coro di voci bianche dei giovani Intonandoli. L’ingresso è pari a euro 10 e i biglietti si possono comprare alla cooperativa libraria La Torre, in via Vittorio Emanuele 19. Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a info@intonando.com. Il progetto è presentato da Francesco Cordero, presidente di Intonando.

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Il coro Intonandoli.

Perché nasce questo concerto, Cordero?
«Dal desiderio di rivestire una musica antica con un abito contemporaneo e cercare di trasformare quei suoni (in apparenza così arcaici e lontani) in un’opera che può ancora parlare al nostro tempo. È un po’ come prendere un metallo prezioso ma antico e forgiarlo in un gioiello nuovo. In questo caso la parte antica è rappresentata dalle melodie di origine medievale cantate dal coro, mentre l’aspetto nuovo è dato dall’elaborazione musicale di Beppe D’Onghia e dei suoi musicisti (trio di pianoforte, contrabbasso e batteria). Il dialogo tra queste due parti è il concerto: Emotional voice experiment. La filosofia che guida un’esperienza di questo tipo è di creare un repertorio corale contemporaneo vicino alla sensibilità musicale dei ragazzi, per trovare una chiave espressiva in cui si possano riconoscere».

Parliamo del maestro D’Onghia, celebre artista nel panorama nazionale. Perché la collaborazione con Intonando?
«Beppe D’Onghia è un musicista eclettico e innovativo, persona generosa che ama condividere il sapere e metterlo a servizio dei più giovani. Recentemente infatti ha dichiarato: “Amo lavorare con i ragazzi e per i ragazzi. La semplicità, la passione, l’impegno, l’ingenua professionalità e la loro lucida visione del contesto artistico senza fini, gabbie, falsità, retro-pensieri e ipocrisie mi meraviglia e mi commuove ogni volta”. Che dire? Se non riaffermare che questo pensiero rappresenta lo stesso identico sentire che ci ha animato il giorno che abbiamo fondato Intonandoli. Sintonia perfetta».

Matteo Viberti

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