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Poche parrocchie pronte ad accogliere i migranti

La casa govonese che sarà destinata al l'accoglienza dei migranti. Il progetto è nato dall'idea della famiglia Mbarek, proprietaria dei locali, in collaborazione con la parrocchia.

ROERO Ecco come la sinistra Tanaro si sta mobilitando
L’accoglienza ai profughi e migranti è emergenza impellente e la Caritas albese, sul filone degli inviti di papa Francesco, ha esortato a mobilitarsi. Nel Roero qualche comunità ha risposto prontamente, come Montà, delle cui iniziative abbiamo parlato due settimane fa, altre si rendono disponibili, ma lamentano di non avere locali idonei, né i fondi per adeguarli.
Tra questi, Monticello: «La nostra comunità ha una bella tradizione di accoglienza», afferma il parroco Antonello Pelisseri, «dagli anni Novanta abbiamo ospitato famiglie argentine, poi rumene e magrebine, ma ora non abbiamo locali idonei». E Vezza, come afferma don Giuseppe Capello: «Non siamo pronti e non abbiamo locali a norma. Il restauro sarebbe costosissimo, ma il problema non ci è indifferente».

E così pure Corneliano. Don Italo Vignola racconta: «Negli anni passati la parrocchia ha accolto due famiglie di extra comunitari: una è ancora presente. Ma oggi sarebbe impossibile, viste le condizioni richieste». Volenteroso ma privo alloggi idonei è anche don Vincenzo Molino, di Santo Stefano, che spiega: «Ne ho discusso con il Consiglio parrocchiale, avremmo dei locali, ma sono impegnati dal catechismo. Tutto il resto non è a norma. Ho tentato di chiedere un appoggio anche ai cittadini: per ora nessun riscontro».

Il parroco di Canale, don Gianni Tarable, ha dato la sua disponibilità ma non subito: «Abbiamo due alloggetti vuoti ma non sono agibili; se la Caritas farà richiesta precisa, ragioneremo sul da farsi ma in questo momento, con il cantiere aperto in casa Cavagnero, non è possibile».

Altre comunità attendono linee guida. «Agiremo quando si tratterà di qualcosa di certo», dichiara don Alessandro Settimo delle parrocchie di Baldissero e Montaldo. «Abbiamo discusso del tema nel Consiglio economico, ma non in quello pastorale. Ci rifaremo alle linee guida del centro d’accoglienza Caritas», afferma don Giovanni Pavese di Sommariva Perno.

La casa govonese che sarà destinata al l'accoglienza dei migranti. Il progetto è nato dall'idea della famiglia Mbarek, proprietaria dei locali, in collaborazione con la parrocchia.
La casa govonese che sarà destinata all’accoglienza dei migranti. Il progetto è nato dall’idea della famiglia Mbarek, proprietaria dei locali, in collaborazione con la parrocchia.

 

Qualcuno, invece, si è mostrato operativo e ben strutturato. «In paese abbiamo un alloggio pronto, aspettiamo le disposizioni della Caritas», afferma il parroco di Govone, don Giacomo Tibaldi.
Da Monteu don Adriano Rosso asserisce: «Avendo quattro parrocchie ho progettato l’accoglienza per quattro famiglie. Mi sono inoltre già rivolto alla Prefettura di Cuneo e, non appena questi spazi otterranno l’abitabilità, parteciperò per avere la prima famiglia. Ciò che preme è un costante coinvolgimento dei parrocchiani».

f.ge. ed e.c.

Cinzano: «Non abbiamo locali adatti all’accoglienza»

caritas Cinzano(1)MIGRANTI Non si è ancora mobilitato all’accoglienza il centro Caritas che serve Cinzano, Santa Vittoria, Pollenzo, Macellai, Pocapaglia e Monticello. «Perché non abbiamo locali e non ci sentiamo idonei. Non si tratta di normale accoglienza: le modalità operative sono tanto complesse che al momento non possiamo affrontarle», precisa il volontario Renato Barale. A Cinzano il centro Caritas assiste 130 persone: 36 nuclei tra famiglie e singoli, di cui 12, il 35%, sono italiani. Nella ex casa parrocchiale ci sono il deposito dei materiali e lo sportello solidale, che viene aperto il martedì dalle 10 alle 12.
«Le risorse economiche arrivano dai fondi dell’8 per mille della diocesi di Alba e da offerte di privati e associazioni come La cometa o la Pro loco; vestiti, oggetti e mobili sono donazioni di privati. Tutto è gestito da 12 volontari», riassume Barale, sottolineando come le maggiori difficoltà si incontrino «nell’integrazione degli stranieri, nel trovare loro un lavoro, in modo che si affranchino da un assistenzialismo permanente».

p.s.

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