Da Alba alla guida di uno dei quattro esperimenti del Large hadron collider, l’acceleratore di particelle più grande del mondo, al Cern di Ginevra: è Paolo Giubellino, referente di Alice, che ha accettato di commentare per Gazzetta quella che viene definita la scoperta del secolo, annunciata pochi giorni fa; quella delle onde gravitazionali.
«Non sono un esperto del campo, ma come qualsiasi fisico sono entusiasta di questa scoperta, e mi considero privilegiato a vivere nel momento in cui viene annunciata», spiega Giubellino.
«Il movimento di un oggetto dotato di massa genera una deformazione dello spazio intorno a sé che si propaga alla velocità della luce in tutte le direzioni, e causa movimenti delle masse che incontra sul suo cammino», queste sono le onde gravitazionali. Per fare un’analogia si pensi a un sasso fatto cadere nell’acqua: si producono onde meccaniche che poi fanno oscillare gli oggetti sulla superficie dell’acqua anche lontano dal punto in cui è caduto il sasso.
«La difficoltà nel rivelare le onde gravitazionali deriva dal fatto che la loro intensità è estremamente piccola, e quindi c’è bisogno di masse enormi e di strumenti straordinariamente sensibili. Einstein era convinto che non sarebbero mai state osservate e invece a un secolo di distanza eccoci qui. Gli strumenti sono stati in grado di misurare variazioni di lunghezza più piccole delle dimensioni di un atomo su tre chilometri: una vera magia!».
Come illustra il fisico «L’esistenza delle onde gravitazionali è una delle conseguenze della teoria della relatività generale di Einstein. Quindi farne una misura diretta è una splendida conferma della teoria. Si apre una nuova finestra sull’universo, che ci permette di osservare fenomeni nuovi e dal futuro imprevedibile. I fisici di Ligo e Virgo già in questa prima misura hanno, allo stesso tempo, fatto la prima osservazione diretta di onde gravitazionali e la prima osservazione della fusione di due buchi neri. È come indossare per la prima volta un visore a infrarossi di notte: si vedono aspetti nuovi di fenomeni conosciuti ma anche cose che non si pensava ci fossero».
Ma sulle ipotesi lette in questi giorni, a proposito di viaggi nel tempo e tunnel spazio-temporali, Giubellino è scettico: «La scoperta è davvero fantastica così com’è, senza bisogno di invocare scenari fantascientifici».
Quanto alla concomitanza con la recente scoperta del bosone di Higgs, anch’essa di portata storica, lo scienziato commenta: «Da un lato potremmo ritenerci molto soddisfatti, dall’altra però l’universo ha ancora enormi misteri da svelare, e l’istinto fondamentale degli esseri umani è sempre stato quello di continuare a espandere la nostra conoscenza. È chiaro che da qualche tempo si è sviluppata nel mondo una volontà di lavorare assieme, di collaborare a livello mondiale per grandissimi progetti che sarebbero fuori della portata dei singoli paesi, e dei ricercatori anche più brillanti. Le scoperte più importanti sono fatte da grandi collettivi a cui partecipa essenzialmente tutto il mondo, e l’esistenza di questa volontà di lavorare insieme è una garanzia di ulteriori successi importanti negli anni a venire».
Infine Giubellino tiene a sottolineare l’importanza del ruolo italiano nella straordinaria scoperta: «In particolare dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, che decise già trent’anni fa di sostenere i ricercatori visionari che si vollero lanciare in questa avventura. Ebbi la fortuna di fare parte del comitato che approvò l’esperimento Virgo a quel tempo ed è emozionate vedere la tenacia, la creatività, e, diciamolo, la genialità di questo team di scienziati. L’annuncio è stato dato congiuntamente dal laboratorio americano e da quello Infn-Cnrs (Francia) che si trova vicino a Pisa. Le due collaborazioni hanno lavorato insieme e insieme hanno voluto annunciare il risultato per sottolineare il contributo fondamentale di Virgo, l’antenna italo-francese, alla scoperta: contributo fatto di innovazioni tecnologiche e concettuali, di metodi di analisi e di strategie sperimentali.
La preparazione degli scienziati e la capacità dell’Infn di scegliere i progetti da sostenere con le risorse disponibili sono state determinanti per la scoperta, e possiamo esserne davvero orgogliosi come italiani. Entrambe le principali scoperte di questo secolo vedono gli italiani e in particole l’Infn in prima linea, in posizioni di leadership mondiale. Un risultato magnifico».
a.r.