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I trifolao chiedono il ripristino dei contributi per i terreni a vocazione tartufigena

Parte dal 21 settembre la stagione di raccolta dei tartufi

ALBA Minacciano di estirpare migliaia di piante tartufigene nei terreni vocati del Piemonte e hanno sottoscritto una diffida recapitata alla Regione. Sono i 5.000 trifolao piemontesi, che chiedono il ripristino dei contributi per la conservazione del patrimonio tartufigeno regionale, bloccati negli ultimi due anni.

Lo riferisce l’avvocato Roberto Ponzio, legale rappresentante dell’Unione delle associazioni trifolao piemontesi, che conta le associazioni di settore di Asti, Alba, colline di Langa, Monregalese, Torino, Canelli, del Monferrato, di Alessandria, Alba e delle Terre di Aleramo.

I fondi bloccati, ma destinati al settore, ammontano a circa 420.000 euro per il 2014 e 2015, viene riferito. «Il rispetto delle aree boschive sta venendo meno ­- si legge nell’istanza – e il tartufo in Piemonte fatica a nascere, con la conseguenza che ulteriori ritardi potrebbero condurre a gravissime conseguenze per l’intero settore, oltre che per migliaia di trifolao che vedrebbero pregiudicata la loro attività». In alcuni terreni vocali alla produzione di tartufi, «i proprietari e possessori di terreni – prosegue l’istanza – su cui sono radicate le piante arboree di riconosciuta capacità tartufigena, si stanno risolvendo ad abbattere e a estirpare dai loro terreni tali piante, non essendo più obbligati a conservarli, stante l’inadempimento della Regione nell’erogazione dell’indennità».

Ansa

Cirio: «I soldi dei tesserini sono destinati per legge alla tutela dei boschi, ma la Regione non li versa da due anni»

«Non ci sono tartufi senza boschi e per tutelare il patrimonio ambientale in cui nasce uno dei prodotti più preziosi della nostra terra servono risorse»: con queste parole l’eurodeputato Alberto Cirio commenta l’azione legale intrapresa dalle associazioni piemontesi di trifolau nei confronti della Regione Piemonte, che da due anni non trasferisce al settore gli introiti dei tesserini destinati per legge a questa attività.

«Ho voluto e firmato personalmente la legge del 2008 che regolamenta il mondo del tartufo in Piemonte e, proprio per non gravare sulle casse pubbliche e regionali, abbiamo fatto in modo che i fondi necessari per tutelare questo comparto arrivassero dai trifolau stessi – spiega Alberto Cirio – Per questo motivo abbiamo vincolato le risorse versate con le quote dei tesserini agli interventi di tutela ambientale dei boschi. Da due anni, però, la Regione Piemonte non rispetta quest’obbligo di legge. E dal momento che se un normale cittadino non rispetta una regola incorre in provvedimenti legali, credo sia giusto che in questo caso sia la Regione ad essere messa in mora. Per cui sostengo l’azione dei cinquemila trifolau piemontesi e spero che, al più presto, si sblocchi una situazione che mette in pericolo il nostro patrimonio tartufigeno».

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