NEW YORK Sabato 18 marzo, al mattino, i 38 giovani ambasciatori di Alba e Bra varcheranno la soglia del Palazzo di vetro per presentare ai veri delegati Onu le loro risoluzioni in merito a bracconaggio, traffico d’armi, libertà di stampa, utilizzo della risorsa acqua e molti altri temi di interesse sociale e ambientale.
«Siamo circa duemila», racconta Tommaso, che frequenta l’Einaudi ad Alba, «provenienti oltre che dall’Italia anche da diversi altri Paesi d’Europa. In questi giorni di lavoro all’Hilton, le sessioni sono durate tutto il giorno e, in certi casi, si sono protratte fino quasi a mezzanotte. Abbiamo esposto le relazioni che avevamo preparato sui temi che ci erano stati assegnati e poi abbiamo dibattuto con gli altri giovani per giungere a una risoluzione condivisa sul tema».
Un procedimento che si è rivelato più lungo e spinoso del previsto, come nella diplomazia reale.
Tommaso spiega il motivo: «Dialogare in inglese non è stato complicato, ma qui le regole per l’esposizione sono molto rigide e se si sgarra, anche se di poco, ci sono delle conseguenze che ricadono sul rilascio del nostro attestato. Si possono esporre tutte le tesi che si vogliono, però abbiamo capito che sarà difficile trovare una soluzione comune. Per questo, oggi sono state riservate due sessioni da tre ore ciascuna, per giungere alla draft resolution, cioè la risoluzione che poi porteremo al Palazzo di vetro sabato mattina».
Un’esperienza intensa ed entusiasmante, come emerge dal commento che Edoardo Bosio, studente al Da Vinci di Alba, ha postato su Facebook all’inizio di una sessione di lavoro del Disec (Disarmament and International Security Committee), la Commissione sul disarmo e la sicurezza internazionale: «Che bello vedere tanti giovani come noi provenienti da ogni continente, di nazionalità diverse, di culture diverse, di religioni diverse, che discutono sui problemi di questo intricato mondo».