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Con Paolo Tibaldi scopriamo il significato del termine Darmassin

Abitare il Piemontese: con Paolo Tibaldi impariamo il significato di "Suagné"

Darmassin: pianta selvatica, varietà di prugne tipo ramassini

Nella ricerca delle origini delle parole è necessario essere piuttosto cauti, senza fermarsi alle sole apparenze. Nella lingua piemontese, infatti, è facile che l’etimologia di alcuni termini risalga a tempi remoti. Sul piemontese agiscono svariati influssi gallo-romanzi, anglosassoni, ligustico-mediterranei, arabi, greci ecc… Naturalmente le affinità con l’italiano sono svariate e legittime; se un termine è specifico della lingua piemontese, sarà certamente più antico rispetto alla lingua italiana. È il caso della parola di oggi: darmassin.

Sono molti i modi con cui lo si nomina in Piemonte: ramassin, garmassin, dalmassin, darmassin. In ogni caso si intende sempre quel dolcissimo frutto di pianta selvatica, appartenente alla famiglia delle prugne, la cui buccia ha colore violaceo, la forma ovale e poco più grande di un acino d’uva: il pruno damasceno (prunus damascenum), da non confondere con le susine. Ecco che dunque prende coerenza l’accezione di darmassin, che connota anche linguisticamente l’origine di importazione del suo seme proprio da Damasco, nell’attuale Siria.

I nostri antenati, dunque, hanno osservato anche la provenienza vera o presunta di alcune piante e dei relativi frutti producendo una serie di altri interessanti fitonimi come ad esempio il purtigal, l’arancio, importato in Europa dai Portoghesi; l’armognan, albicocco originario dell’Armenia; il persi, pesco, dalla Persia, mentre il mandarin, mandarino, non può che indicarne una provenienza cinese…e così via fino ad arrivare allo spagnulin, peperoncino, o al gran sarrasin, grano saraceno, anch’essi di dichiarata provenienza.

Tornando ai darmassin, però, bisogna dire che i modi per assumerli sono svariati e tutti piuttosto golosi: alcune persone, una volta cominciato, non riescono a smettere di mangiarne in quantità industriali direttamente dalla pianta proprio in questo periodo; altri li fanno essiccare per masticarne la vera essenza; altri ancora trasformano buccia e polpa in ottima marmellata garantendosi così di averne tutto l’anno, per ogni qualsivoglia emergenza zuccherina. Attenti al seme!

Paolo Tibaldi

 

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