ALBA Un progetto che punta sulla volontà di esaminare, esplorare, cercare giù nel profondo. Una tendenza opposta alla “leggerezza” dominante nella cultura del fugace e del superficiale. Torino Spiritualità ad Alba è organizzato dall’Associazione Intonando e si terrà dal 20 al 24 settembre: la rassegna si propone di produrre riflessioni di carattere filosofico, ma ben radicate nella società di oggi. Protagonista della prima delle cinque serate è il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini (mercoledì 20 settembre, ore 21, nella sala Beppe Fenoglio, all’interno del cortile della Maddalena).
Le passioni fragili
Si prosegue giovedì 21 settembre (ore 21, chiesa della Natività di Maria a Mussotto) con lo psichiatra Eugenio Borgna, che terrà una lezione dal titolo “Le passioni fragili”. Si prosegue con il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi (venerdì 22 settembre, ore 21, al teatro Giorgio Busca) e con l’attività laboratoriale dedicata ai bambini tenuta dalla psicologa Annachiara Cavallotto (sabato 23 settembre, chiesa della Natività di Mussotto). Nello stesso luogo un simile corso, questa volta dal titolo “Dalla passione alla compassione”, sarà condotto domenica 24 settembre dallo psicoterapeuta Luciano Fico (per informazioni sui laboratori è possibile scrivere a info@intonando.com). Il programma si conclude il 24 settembre, alle 21, con lo spettacolo teatrale “Sogno di una notte di mezza estate” dei ragazzi del liceo Leonardo Cocito e con la regia di Paolo Tibaldi.
L’intervista a Francesco Cordero, presidente di Intonando
“Passione” è un concetto complesso. Perché sceglierlocome simbolo del festival di quest’anno?
«Qualche anno fa il filosofo e psicanalista argentino Miguel Benasayag e il professore di psichiatria infantile Gérard Schmit scrissero un libro dal titolo L’epoca delle passioni tristi. Nel volume i due autori analizzavano il nostro tempo definendolo come un’epoca in cui le sofferenze delle persone non hanno una vera e propria origine psicologica, ma riflettono la tristezza diffusa che caratterizza la società contemporanea, abitata da un sentimento permanente di insicurezza e precarietà. Analisi oggi attuale, ma il festival di quest’anno vuole provare a parlare di emozioni di uomini e donne che con il loro impegno, lavoro ed esistenza hanno in qualche modo provato a invertire l’epoca delle passioni tristi, disseminando intorno a loro scintille di speranza».
Dove rintracciare le origini di questa emotività profonda, questo “magma” che determina i comportamenti e le azioni degli uomini?
«“Piccolo me” è il tema dell’edizione torinese del festival: a questo ci siamo ispirati per parlare di passione. Siamo convinti che le nostre emozioni profonde nascano e si coltivino proprio nell’infanzia, dove l’agilità emotiva dei piccoli e ancor più l’acutezza della loro immaginazione si intrufolano in passaggi stretti e ricombinano il mondo in forme nuove e folgoranti: lì sono intercettabili le tracce di “quel che sarò da grande”. Riconoscere e saper custodire in noi le tracce dell’infanzia è un prezioso esercizio per non dimenticare da dove arriviamo. Lo suggerisce anche Gesù nel Vangelo, quando afferma che per entrare nel Regno dei cieli bisogna diventare come bambini».
Intonando da anni si occupa di musica corale: quale il ruolo della “passione” nella vostra pratica?
«Senza passione nessuna delle celebri opere musicali sarebbe stata scritta, senza di essa un coro può eseguire musica tecnicamente perfetta eppure priva di comunicazione ed emozione. La nostra associazione quando fa musica cerca di tenere insieme i due aspetti, prediligendo il secondo. “La musica ci ha insegnato a vedere con l’orecchio e a udire con il cuore”, diceva Kahlil Gibran».
Matteo Viberti