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Scopriamo il significato di uno dei termini più esclusivi del piemontese: Ghëddo

Abitare il Piemontese: con Paolo Tibaldi impariamo il significato di "Suagné"

Ghëddo: Slancio, stile personale, tono, impronta soggettiva

Alcuni termini piemontesi sono ardui da tradurre poiché la traduzione che si tenta di dare, perde qualche specificazione precisa, per far posto ad un termine solitamente più generico e insipido.

Nelle case dove non si è soliti dialogare in piemontese, ma almeno uno dei componenti della famiglia ha origini piemontesi, ecco che nelle situazioni più estreme, affetto o rabbia, escono fuori come per magia espressioni incantevoli, talvolta differenti di borgata in borgata.

Ghëddo è proprio una di queste parole di ardua traduzione, descrivibile in italiano con un giro di parole che, diciamocelo, non soddisfa e non rende in maniera efficace quanto in lingua piemontese.

Taluni, infatti, nel provare a tradurlo con parole proprie, commettono l’errore di utilizzare le medesime parole per tradurre un altro termine che, se vogliamo, proprio sinonimo non è: deuit. Il “deuit” è una cosa, il “gheddo” e qualcosa d’altro. Il deuit è l’atteggiamento, il modo di fare garbato (bel deuit), aggraziato, affine all’attività che una certa persona sta svolgendo in una determinata circostanza.

Il ghëddo, anch’esso solitamente accostato all’aggettivo “bel” (bello), è qualcosa di più: lo slancio, lo stile personale, il tono spiritoso, il timbro di autenticità che una persona, o un gruppo di persone possono dare ad una certa azione, sia essa artistica, professionale, sociale, quotidiana. Per tradurlo viene quasi da usare un’altra parola pseudo-piemontese che è “andi”.

Bèica ëd deje ‘n bel ghëddo (dagli un bello slancio!), per esempio, è una simpatica raccomandazione che mi si fa quando, con i bambini degli asili, prepariamo spettacoli teatrali e cantiamo brani di tradizione popolare.

Paolo Tibaldi

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