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Alla fondazione Mirafiore Salvo Noè e il divieto della lamentela

Alla fondazione Mirafiore Salvo Noè e il divieto della lamentela 1

L’INTERVISTA L’ideatore dell’avviso molto piaciuto al Papa venerdì 16 febbraio è a Serralunga
Nel 2013 Salvo Noè, psicoterapeuta, affigge alla porta del suo studio un cartello: “Vietato lamentarsi”. Lo stesso cartello quattro anni dopo colpisce la curiosità di papa Francesco, che lo fa appendere all’ingresso del suo studio. Dal messaggio è nato il libro Vietato lamentarsi. Agisci per cambiare in meglio la tua vita e quella degli altri (edizioni San Paolo). L’autore ne discuterà in fondazione Mirafiore il 16 febbraio alle 19.

Noè, da dove nasce l’idea?
«Mi è stata suggerita dallo stesso Pontefice. Ho avuto la possibilità di regalargli l’ormai celebre cartello e discutere con lui del suo significato. “Vietato lamentarsi“ è diventata una formula alla quale cerco di restare fedele e un messaggio che provo a comunicare. Ritengo sia una brutta abitudine di noi italiani, la lamentela, e avere un atteggiamento pessimista che non favorisce il cambiamento».

Che cosa intende per cambiamento?
«Dobbiamo immaginare l’individuo e la società come soggetti a una reciproca influenza. Inizialmente, il cambiamento è individuale e può riguardare un aspetto particolare della vita, ma può ispirare anche le azioni degli altri. Purtroppo prevale, spesso, un atteggiamento distruttivo. Nel fronteggiare la vita tendiamo a soffermarci sugli aspetti negativi e siamo incapaci invece di riconoscere le possibilità che ci sono offerte dagli ostacoli che troviamo. Non ho una bacchetta magica, ma nel mio libro provo ad analizzare il problema. Le risposte più interessanti mi arrivano dai ragazzi. Mi capita spesso di tenere lezioni nelle scuole e l’atteggiamento curioso dei più giovani mi fa pensare che le avversità possano essere risolte soprattutto ascoltandoci di più».

Alla fondazione Mirafiore Salvo Noè e il divieto della lamentela

Del libro, qual è l’aspetto migliore?
«Spesso i libri si risolvono nell’illustrazione di teorie e non lasciano il debito spazio alla pratica. Ho voluto organizzare il mio lavoro in tre parti. Le prime due offrono un’analisi del “lamento” e cercano di indagarne le ragioni. Nell’ultima propongo esercizi che possano offrire aiuto nella vita di tutti i giorni».

Alessio Degiorgis

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