ERMANNO OLMI Preceduto nel ballottaggio finale da Franco Ferrucci, Ermanno Olmi non ha vinto il «Grinzane Cavour» con il suo Ragazzo della Bovisa. È lui, però, il vincitore morale: reduce da una grave malattia che lo ha profondamente debilitato nel fisico, Olmi ha trovato la forza di venire da Asiago a raccogliere dal folto pubblico di Grinzane un grande tributo di simpatia e di favore.
Lo abbiamo incontrato davanti al grande palco rosso sul piazzale del castello, a conclusione della cerimonia di premiazione. Modesto, sinceramente umile al punto di definirsi aspirante cristiano, quasi si scusa per la sua presenza a Grinzane fra tanti letterati e scrittori: «Io sono soltanto vittima di un complotto» – esclama con tono scherzoso – «non sono uno scrittore: per questo è stata una piacevolissima sorpresa quando il mio amico Crovi è venuto a casa mia dicendo che voleva pubblicare questa sceneggiatura: devo dire che mi veniva da ridere, ero emozionato. Io non ho premeditato né una mia esibizione letteraria, né tanto meno la mia partecipazione al premio. I miei amici hanno complottato fino a portarmi qui».
«Il libro Ragazzo della Bovisa è nato come sceneggiatura di un film: per Olmi non vi sono dunque differenze sostanziali fra la narrazione filmica e quella scritta?», gli chiedo. «Esatto, è nato come copione, e tale è rimasto: io non ho corretto una virgola. Ho scritto questo testo come mio promemoria per la lavorazione del film; io non scrivo mai sceneggiature tecniche: in genere mi scrivo dei racconti, mi racconto delle storie, e poi se queste storie mi piacciono le trasferisco in immagine».
Ragazzo della Bovisa è un quadro d’epoca in cui si affollano moltissimi personaggi dipinti con grosse spatolate di colore, quasi di fretta, ma con grande efficacia e soprattutto con garbo fanciullesco, con rispettoso pudore per i piccoli e grandi drammi di ognuno.
Viene naturale chiedergli quando vedremo questa delicata storia sugli schermi: «Sai, quando si interrompe la lavorazione di un film risulta poi sempre molto difficile ritornarvi; il progetto non è stato comunque abbandonato». Ci anticipa, però, di aver ultimato da poco la produzione di un’opera cinematografica dal titolo Lunga vita alla Signora: sarà sicuramente un altro bellissimo racconto, un’altra storia che ci donerà poesia e ci farà sognare. Come già hanno saputo fare i suoi II posto, L’albero degli zoccoli e Cammina cammina. Grazie, Olmi.
t.a.
articolo uscito su Gazzetta d’Alba di Mercoledì 10 giugno 1987 — pag 23