CONFERENZA “Verità che salva tutti” sarà il tema di questa sera, giovedì 27 settembre, alle 21, nel teatro Giorgio Busca. È la penultima serata di Torino spiritualità, con il teologo Vito Mancuso.
L’epilogo sarà domani, venerdì 28 settembre nel foyer del teatro con un doppio appuntamento: alle 18.30 con un reading e riflessioni sulla letteratura fenogliana dell’attore Paolo Tibaldi; alle 21 con Maria Rita Parsi, che parlerà della capacità del genitore di porre limiti al figlio, i risvolti educativi e il profilo di personalità di quei bambini che tendono ad appiattirsi e ad adagiarsi sull’eccessiva accondiscendenza dei genitori.
Paolo Tibaldi, sarai impegnato venerdì con Giovanna Stella: si parlerà dell’importanza della parola no, ma anche di Fenoglio. Qual è il legame tra i due?
«La sillaba significa negazione, ma nulla ci vieta di interpretarla come positiva adesione. Analizzeremo il “no” dal punto di vista che arriva da Beppe Fenoglio, il nostro autore. Fenoglio-uomo e Fenoglio-scrittore attraverso vita e opere ci ha raccontato svariati no, dai più epici e universali a quelli più pratici e immediati. Andremo a sviscerarne alcuni particolarmente intensi. Non solo letture, ma anche pezzi recitati. Il foyer del teatro sociale ha mai ospitato uno spettacolo di questo tipo, siamo orgogliosi di inaugurarlo».
Ci può fare un esempio di questi no fenogliani?
«Dal no disobbediente ma coraggioso che Fenoglio seppe dire alla dittatura, al rifiuto che oppose a chi gli suggeriva di trasferirsi in una città più grande di Alba per migliorare il contatto con le case editrici. A questi rispondeva: “Non ora, dopo, c’è tempo”. In effetti, Fenoglio sapeva attendere e uno dei suoi cardini letterari è il tema della sopportazione intesa come condizione di salvezza».
In altre parole si parlerà di Fenoglio come uomo.
«Esploreremo il periodo della Malora, impietoso e che sottraeva dignità, toglieva possibilità economiche, relazionali, sanitarie. Racconteremo le Langhe di quando le cose non andavano bene. Per quanto riguarda la biografia fenogliana, leggeremo stralci del suo diario, un’agendina su cui scriveva i propri stati d’animo. Dopo l’ultimazione della Malora ad esempio scrisse che non era affatto soddisfatto. Oppure si sedeva nel camposanto e prendeva appunti sulle persone a lui care. Leggeremo parte delle lettere che scambiò con Italo Calvino, oppure i bigliettini che scrisse i suoi ultimi tre giorni di vita all’ospedale Molinette».
Matteo Viberti