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Il servizio civile piace: tante domande in più

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VOLONTARIATO Un pacifico esercito di ragazze e ragazzi per il servizio civile. I dati provenienti dalla Regione Piemonte, relativi al periodo 2014-2018, parlano chiaro: raddoppiano le adesioni, nel 2019 saranno 1.168 i volontari impiegati nell’ambito di 313 progetti approvati.

L’assessore al welfare Augusto Ferrari commenta la crescita: «Si tratta di un momento di passaggio per il servizio civile, figlio della riforma del terzo settore. Si estende la possibilità di aderire a tutti i giovani che lo desiderano, senza più un vincolo legato all’assegnazione delle risorse».

Le aree di intervento, per la maggior parte, sono l’assistenza, in particolar modo a disabili, minori e giovani in condizioni di disagio, l’educazione e la promozione culturale, rivolta a tutte le fasce di età, minori-giovani-anziani.

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Spesso è nei Comuni più piccoli che i volontari possono fare la differenza. Cittadine che vivono processi di spopolamento dove l’offerta culturale e assistenziale è spesso modesta, condizionata da budget ridotti e poco attenti ai processi di trasformazione della popolazione residente. La fantasia e la buona volontà dei ragazzi consente la costruzione di progetti che, proprio in virtù della loro dimensione locale, possono migliorare la qualità di vita di un territorio.

La novità di inizio anno, per la nostra Regione, è la scelta di finanziare il servizio civile nell’ambito di Garanzia giovani – con uno stanziamento per il biennio 2018-2020 di circa 2 milioni di euro – con l’intento di favorire una più stretta collaborazione fra formazione e crescita professionale. Una misura significativa ma che non può nascondere le difficoltà del pubblico impiego, la carenza di personale e risorse che spesso conduce le Amministrazioni comunali a utilizzare i civilisti come “tappabuchi”, dimenticando il dovere della formazione civica prima ancora che professionale. Occorrono politiche giovanili mirate, magari pensate dagli stessi ragazzi e non dalle segreterie di partito asserragliate attorno a slogan vecchi.

Ancora Ferrari: «Il coinvolgimento dei ragazzi è fortemente in aumento, indice del fatto che esiste, in Piemonte, un esercito di giovani che con le armi della non violenza e senza troppi proclami, fanno del bene». Ha ragione, ma questo esercito di mansueti è importante che non si trasformi in un’accolita di rancorosi, perché se è vero che cresce l’adesione al servizio civile, la stessa generazione patisce le conseguenze di un altro dato. Perché il lavoro, per tanti giovani di belle speranze, è una chimera, è un ideale a cui tendere. La disoccupazione giovanile è un fatto concreto, mortificante, e nelle storie di tanti volontari del servizio civile si percepisce anche la certosina pazienza di chi ama la propria comunità e cerca di fare qualcosa.

A questo disappunto garbato, che non sfoga nell’ira e nel nichilismo, bisognerebbe prestare attenzione.

Alessio Degiorgis

Un anno con l’Informagiovani per Isabella e Miriam

Isabella Saracco e Miriam Rinaldi sono le nuove volontarie di Diritti al futuro, progetto ideato dalla ripartizione socio- educativa, settore sociale del Comune di Alba.  Venticinque anni per entrambe, albesi, si conoscevano di vista e ora per tutto il 2019 collaboreranno alle attività che hanno come epicentro lo sportello informagiovani H-zone.

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Isabella è più timida di Miriam, ma sceglie di raccontarsi per prima: «Dopo il liceo scientifico, ho deciso di studiare scienze amministrative e consulenza del lavoro. Mi trovo a un bivio, ho la necessità di capire cosa voglio fare veramente in futuro e penso che il servizio civile possa essere un’ottima opportunità
per chiarirmi le idee.  Immagino l’anno di impiego come una possibilità di crescita che mi permetterà di lavorare su me stessa facendo qualcosa di utile per dei ragazzi che sono poco più giovani di me».

Invece Miriam pare una veterana delle interviste. Dice: «Anch’io ho studiato allo scientifico! Poi, alla facoltà di lettere, ho studiato culture e letteratura del mondo moderno, partecipando a un Erasmus traineeship  a Chambery in Francia. Da molti anni faccio parte del gruppo giovani della mia parrocchia e qui svolgo attività come educatrice. Dal servizio civile mi attendo la possibilità di crescere professionalmente, acquisendo delle nuove competenze e ampliando in questo modo la mia rete di conoscenze».

al.de.

«In biblioteca si lavora per bene»

Fabiana Marocco, 28 anni di Alba, è stata per tutto il 2018 parte integrante dello staff della biblioteca civica di Alba. Ricorda con piacere i progetti e i legami umani consolidati nel corso della sua esperienza.

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Cosa ti aspettavi dalla tua esperienza di servizio civile prima di cominciare?

«Lo immaginavo più come un percorso formativo che lavorativo. In realtà, sin da subito, mi sono ritrovata a lavorare fianco a fianco con i dipendenti della biblioteca. Si è creato un rapporto stretto, un legame umano che credo proseguirà nel tempo».

Puoi fare un esempio di un’attività che ritieni di aver gestito attivamente?

Durante il mio servizio è nato il volontariato di Nati per leggere, pensato per i bambini non ancora in età scolastica. È stata una bellissima esperienza, una sorta di biblioteca itinerante che ci ha portato a fare animazione e lettura presso i pediatri, i centri vaccinali, le scuole. Anche se il servizio civile è concluso seguo il progetto come volontaria».

Ti piacerebbe lavorare un giorno di biblioteca?

«Certo! Amo la lettura e in particolare la possibilità di utilizzarla come attività educativa rivolta all’infanzia. Poi mi sono trovata benissimo con tutti gli operatori e mi piacerebbe continuare a collaborare con loro».

al.de.

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