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Amianto. Nell’Asl Cn2 venti morti tra il 2015 e il 2018

Bra: in arrivo contributi per rimuovere l’amianto

ALBA L’amianto è stato e talvolta è ancora utilizzato in certe parti del mondo in virtù di alcune caratteristiche: è un materiale ignifugo, ideale per la coibentazione di strutture navali e materiali rotabili, ferrovie, ferodi dei freni, tubi, ciminiere. Come eternit, una fibra costituita da amianto e cemento, è stato molto diffuso in Italia nella forma di onduline per i rivestimenti.

In Piemonte, a Balangero, in provincia di Torino, esisteva una delle più importanti cave d’Europa, mentre a Casale Monferrato è stata aperta la più grande fabbrica del continente, con alcune migliaia di dipendenti. A Casale, così come nelle altre città dove si lavorava l’eternit, le onduline erano vendute a costi bassi e molti lavoratori si impiegavano nelle fabbriche. Gli scarti venivano regalati ai residenti, che a seconda del prodotto li utilizzavano per diverse finalità: ad esempio il polverino, simile a sabbia, veniva distribuito nei sottotetti per la coibentazione termica; frantumato, era usato per marciapiedi, stradine di campagna, cortili, bocciodromi. Una valutazione dall’alto ha stabilito che la superficie con eternit a Casale e nei dintorni era di tre milioni e mezzo di metri quadrati; una stima della dispersione aerea proveniente della corrosione degli eventi atmosferici dimostrò che ogni anno 60-70 quintali di polvere di amianto venivano emessi nell’aria.

La consapevolezza che la situazione era rischiosa per la salute quantomeno dei lavoratori emerse negli anni ’60-’70. Un grande numero di operai era affetta al primo stadio da asbestosi, una patologia dell’apparato respiratorio dovuta all’amianto. La consapevolezza nasceva dal numero elevato di soggetti con insufficienza respiratoria cronica ingravescente, fino ad allora mai correlata con il tumore della pleura, cioè il mesotelioma.

Verso la fine degli anni ’70, inizio ’80, alcuni medici cominciarono a sollevare i primi allarmi e, in relazione al numero sempre più alto di malati e morti, fu chiaro che inalare fibre di amianto causava il mesotelioma pleurico (e che senza la presenza di queste fibre la patologia non esisteva). Nel 1987 Casale è stata la prima città in Italia e in Europa a vietare l’utilizzo dell’amianto. L’acclarata pericolosità, dopo cinque anni, ha fatto sì che, anche a seguito di alcune direttive dell’Unione europea, il nostro Paese mettesse al bando l’amianto con un’apposita legge. Le fibre di questo materiale causano un’infiammazione che può durare decenni prima di trasformarsi in tumore; non è noto perché e non si sa nemmeno il motivo per cui alcuni muoiano e altri no. Poiché la latenza è di alcune decine di anni, in base agli studi epidemiologici il picco dei decessi è previsto per il 2020-2025.

Nel 2015 sul territorio dell’Asl Cn2 per mesotelioma pleurico ci sono stati quattro decessi tra gli uomini e tre nelle donne. Si tratta del dato più alto, calato nel 2016 a cinque casi e a tre nel 2017, per poi tornare a crescere nel 2018 a cinque.

a.r.

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