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Un fisco più favorevole per i trifolao: aumento della franchigia Iva e Irpef

Fiera del tartufo di Alba: si è chiusa una straordinaria 88ª edizione 1

IMPOSTE La riduzione dell’Iva sul tartufo è entrata a far parte della legge di bilancio 2019, ma non è l’unica novità sul tuber introdotta dalla manovra: l’avvocato albese Roberto Ponzio, intervenuto sul tema a Canale in occasione del tradizionale raduno dei trifolao, ha risposto alle nostre domande.

Che cosa cambia per i raccoglitori di tartufi?
«La nuova legge di bilancio prevede un aumento della franchigia Iva e Irpef che passa da 5 a 7mila euro, cioè la possibilità per i raccoglitori dilettanti od occasionali che commercializzano tartufi, e che ricavano meno di 7mila euro, di optare per un’imposta sostitutiva pari a 100 euro annui anziché dichiarare i loro guadagni».
Questo provvedimento è una “sorpresa”?
«L’abbassamento dell’aliquota Iva nella manovra comporta un plauso per il legislatore recentemente intervenuto, con attiva opera dei senatori Marco Perosino e Giorgio Bergesio – segno che quando i nostri politici si occupano del territorio i risultati si portano a casa – ma va ricordato che si tratta di una questione che da oltre cinquant’anni non trovava una soluzione. Il problema nasceva dal fatto che non si attribuiva al tartufo la qualifica di prodotto agricolo, ma era equiparato ai beni di lusso, come pellicce o monili».
Quali le tappe che hanno portato a questo risultato?
«Il percorso è iniziato nel 2014, quando, nell’interesse di Comune di Alba, Associazione commercianti albesi, ente Fiera e Centro studi sul tartufo, ho presentato una petizione al Parlamento di Strasburgo, lamentando una discriminazione evidente in ambito europeo. Chiedevamo di diffidare lo Stato italiano per aver violato i diritti inerenti alla protezione dei consumatori e la libera circolazione dei beni, e di invitarlo a dare pieno riconoscimento al tartufo come prodotto agricolo. La domanda giacque fino a quando non fu sollecitata all’allora presidente del Parlamento europeo Martin Schultz, che venne a inaugurare la Fiera del tartufo del 2015. Una commissione riunita il 2 dicembre dello stesso anno riscontrò le anomalie e criticità da noi evidenziate».
Cosa successe allora?
«Il legislatore italiano è intervenuto e dal 1° gennaio 2017 è cambiata la normativa, con una riduzione dell’Iva al 10 per cento e l’abolizione dell’autofattura anonima per i raccoglitori occasionali. Il 30 dicembre scorso interviene infine la legge 145 che finalmente riconosce il tartufo come prodotto agricolo e di fronte alla minaccia di procedura di infrazione abbassa l’aliquota Iva dal 10 al 5 per cento per il prodotto fresco e per i prodotti lavorati dal 22 al 10. Sostanzialmente adesso il tartufo è assoggettato al medesimo regime fiscale degli altri Paesi europei».
Allora è tutto risolto?
«È un primo passo che rimette a posto il regime fiscale, ma servirà una legge organica sul tartufo che riconosca al bianco d’Alba la priorità che merita, che deve costituire una specie di cru come avviene per il vino».
Adriana Riccomagno

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