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La Cassa di risparmio di Asti continua a rafforzarsi

La Cassa di risparmio di Asti cerca neodiplomati e neolaureati
Il palazzo di piazza Libertà che ospita la sede della Banca di Asti.

ASTI Il Consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Asti ha approvato le situazioni patrimoniali ed economiche a fine 2018. Il risultato complessivo consolidato 2018 è pari a 26,4 milioni di euro, di cui 5,9 milioni a conto economico consolidato e 20,5 milioni a diretto incremento del patrimonio netto. Sono soddisfatti il presidente Aldo Pia e l’amministratore delegato Carlo Demartini, amministratore delegato, che dicono: «Per portare valore, bisogna essere sani».

Per spiegare un altro bilancio chiuso dal Gruppo Cassa di risparmio di Asti con il segno più bisogna partire da qui. Da un concetto semplice quanto concreto, che forse non si trova nei manuali di finanza, e appartiene di più alla cultura del saper fare. Parlando della Biverbanca, Pia spiega: «In una situazione congiunturale difficile, abbiamo perseguito la politica di rafforzare la banca nei fattori fondamentali. Da qui l’operazione che ha portato alla banca unica con Biver, che ci rafforza in maniera sensibile con soddisfazione di tutti i soci; a ciò si aggiunge il grande lavoro fatto per ridurre il fardello dei crediti inesigibili, problema comune di tutto il sistema bancario».

Demartini entra nello specifico e ricorda: «L’operazione Biverbanca porterà a regime un risparmio di 6-7 milioni di euro l’anno e un ulteriore rafforzamento patrimoniale; contemporaneamente abbiamo investito sul personale, con un nuovo fondo esuberi che da una parte ha permesso l’ingresso di giovani motivati e pronti all’utilizzo delle nuove tecnologie, dall’altra ci consente di ridurre i costi». E sul futuro, legato all’unificazione tra Banca d’Asti e Biver Banca il presidente Pia fa notare: «L’ingresso nella governance del Gruppo delle Fondazioni di Biella e Vercelli accanto a quella di Asti, ci permette di avere un assetto proprietario ancora più stabile e unito dall’obbiettivo di interpretare le esigenze dei territori di riferimento».

Paolo Cavaglià

 

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