“Ribaté” un verbo piemontese che significa cadere, ma anche molto altro

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Ribaté: Spianare o trebbiare con un rullo ligneo scannellato. Cadere, cascare, rotolare, arrabattare.

Alcuni vocaboli hanno un’etimologia, altri ne hanno più d’una e altri ancora, come quello di oggi, ce l’hanno ma è così dubbia che sarebbe scorretto vendere una verità incerta. Si tratta della parola, o meglio del verbo, ribaté o rubaté. Cosa significa? Beninteso, nulla ha a che vedere con il gesto del rubare! Significa cadere, cascare, rotolare. Significa arrabattare e, perché no, anche ribaltare. Vuol dire un sacco di cose.

Ancora prima, però, ribaté o rubaté è un verbo che racconta l’azione dello spianare o trebbiare con un arnese piuttosto grosso a forma di rullo, il ribàt o rubàt, dunque con un gesto ripetuto. Di conseguenza, la spoletta su cui è avvolto il filo che usano le sarte per cucire è chiamato ribatin, nella forma diminutiva, viste le sue esigue dimensioni rispetto al più importante ribàt.

Ribaté o rubaté, poi, è anche un metodo di trattare la pasta del pane o dei grissini: facendola rotolare. Vi è una varietà di grissini fatti a mano che, lo sappiamo, trae il proprio nome da questa parola. Stiamo parlando dei grissini rubatà. Il grissino, per il Piemonte e i piemontesi, vuol essere un emblema, una specie di bandiera con cui ricordiamo ovunque di essere stati noi, o comunque i nostri antenati, gli inventori.

Il nome del grissino deriva dalla ghërsa, classico pane piemontese, uno dei più celebri e diffusi prodotti della nostra gastronomia. La sua nascita risalirebbe al 1679, quando il fornaio di corte inventò questo alimento per il futuro Re Vittorio Amedeo II, uomo cagionevole di salute. A soli 13 anni soffriva di inappetenza e di disturbi intestinali.

Il successo di questo alimento così semplice ed efficace fu particolarmente rapido, sia per la digeribilità, sia per la facile conservazione. La forma di grissino più antica e tradizionale pare proprio essere questa, il rubatà, così chiamato per il fatto che la pasta lavorata rigorosamente a mano, viene fatta rotolare ottenendo l’insolita forma irregolare e le caratteristiche nodosità.

Paolo Tibaldi

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