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Di quale pane hanno bisogno le nostre città?

PENSIERO PER DOMENICA – CORPUS DOMINI – 23 GIUGNO

La festa del Corpus Domini ha come corollario la processione per rendere omaggio a Gesù risorto, presente sotto le specie eucaristiche. Di questi tempi è una ricorrenza non facile da celebrare, non solo perché alle processioni partecipano poche persone, per di più dal passo stanco, ma perché le manifestazioni pubbliche della fede sono inquinate da cinici profittatori che le usano per scopi politici di parte. È importante riscoprire l’originario senso della festa: esprimere la fede nell’Eucaristia.

Tutte le letture della Messa parlano dell’Eucaristia, preannunciata dall’offerta di pane e vino da parte di Melchisedek (Gen 14,18-20), anticipata da Gesù in occasione della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Lc 9,11-17) e raccontata da san Paolo, in quello che è il più antico racconto dell’Ultima cena (1Cor 11,23-26). In tutti e tre i casi siamo durante un convito, un pasto consumato insieme, in un contesto di condivisione e di accoglienza: una prima indicazione di vita per le nostre comunità.

Di quale pane hanno bisogno le nostre città?

La moltiplicazione dei pani è preceduta dalla missione. La collocazione lucana dell’episodio aiuta a comprenderne il senso. Il gesto di Gesù è preceduto dall’invio in missione dei discepoli e dall’accorrere a lui della folla. Come ci ha ricordato la teologa Stella Morra nel recente Festival biblico, la sfida per le nostre comunità è imparare a conoscere e custodire i desideri della città, così come in passato abbiamo saputo conoscere e custodire i desideri della vita contadina. Mentre portiamo Gesù per le strade della città dobbiamo chiederci di che cosa ha bisogno la città oggi, convinti che, al pari di Ninive, anche le città odierne possono convertirsi. Dio è già presente nelle città, nelle persone, nei gesti di amore e di servizio. Riconoscere questa presenza è importante come rendere omaggio al Pane eucaristico portato in processione.

Il mistero delle 12 ceste. Luca chiude il suo racconto parlando di 12 ceste di pani avanzati, raccolti per essere in seguito consumati. È un particolare simbolico, perché allora nessuno abbandonava il pane. Oggi potremmo leggerlo così. Anche nelle nostre celebrazioni domenicali “avanza” sempre del pane consacrato. La presenza reale di Gesù in esso è stata definita con un dogma, al concilio di Trento. Perché non può essere il nutrimento di tante comunità dove, per mancanza di preti, non può essere garantita la celebrazione domenicale? L’essenziale è che le comunità continuino a nutrirsi: della Parola e del Pane. Anche del Pane di ieri.

Lidia e Battista Galvagno

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