Il vescovo Brunetti richiama a un uso responsabile dei social

Il vescovo Brunetti richiama a un uso responsabile dei social

ALBA Domenica 2 giugno, solennità dell’Ascensione, la Chiesa ha celebrato la 53ma Giornata delle comunicazioni sociali. Per l’occasione il vescovo di Alba, Marco Brunetti, ha presieduto la celebrazione eucaristica nel tempio San Paolo, chiesa dedicata all’apostolo della comunicazione e voluta dal fondatore della Famiglia paolina, il beato don Giacomo Alberione.

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Nell’omelia il vescovo ha commentato il messaggio di papa Francesco per la Giornata «“Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25).  Dalle social network communities alla comunità umana», invitando appunto a impegnarsi per la costruzione di una comunità radicata in Cristo, basata sull’amen piuttosto che sui like, come esorta il Pontefice. Diamo di seguito il testo completo dell’omelia.

OMELIA DEL VESCOVO MARCO

ALBA – Tempio san Paolo – Domenica, 2 giugno 2019

Nella solennità dell’Ascensione, da 53 anni a questa parte, la Chiesa celebra la Giornata mondiale degli strumenti di comunicazione sociale. Un segno evidente dell’attenzione che essa ripone verso il mondo della comunicazione, dal momento che la Chiesa stessa è comunicazione è testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo, della Buona Notizia capace di rinnovare l’umanità per portarla alla dignità di figli di Dio.

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Proprio la prima lettura odierna, tratta dagli Atti degli apostoli, ci consegna il mandato del Risorto ai suoi discepoli a essere testimoni «a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Al Signore che «apparirà una seconda volta», come dice l’autore della lettera agli Ebrei, noi credenti siamo tenuti a consegnare un mondo migliore, predicando «a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati», così raccomanda Gesù nel Vangelo appena ascoltato.

Sin dal Concilio Vaticano II, con l’approvazione del decreto Inter Mirifica, la Chiesa ha voluto accompagnare quanti si impegnano perché la Buona Notizia possa trovare spazio ed essere comunicata anche attraverso quelle che il Concilio definisce «le meravigliose invenzioni tecniche del nostro tempo» (Im 1). Si era nel 1963 e da allora le tecnologie si sono sviluppate in modo impressionante, offrendo nuove e ancora inesplorate opportunità di evangelizzazione alla Chiesa.

Ogni anno, pertanto, il Santo Padre diffonde un Messaggio per la Giornata mondiale, con un tema specifico, in modo da aiutare le comunità cristiane a riflettere sull’importanza della comunicazione e sulla sua travolgente evoluzione che non deve trovarci impreparati.

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Così pure, ogni anno la Famiglia paolina – di cui siamo ospiti, in questo tempio dedicato all’apostolo della comunicazione: san Paolo – organizza una settimana e un festival della comunicazione, animando le diverse diocesi d’Italia. Quest’anno il festival si celebra nella diocesi di Chioggia, ma in passato anche Alba ha beneficiato della manifestazione, così come beneficia ogni anno della settimana della comunicazione grazie all’apporto di Paolini e Paoline, del centro culturale San Paolo e di Gazzetta d’Alba in collaborazione con l’ufficio comunicazioni sociali della nostra diocesi.

Il messaggio che papa Francesco ha diffuso per la 53a Giornata mondiale ha per tema “Siamo membra gli uni degli altri (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana”. Proviamo allora a condividere quanto il Papa vuole dirci e a rifletterci sopra:

Di fronte alla pervasività nella vita quotidiana di tutto ciò che oggi viene definito “social network”, che permette in tempo reale di connettersi con tutti e dappertutto, di fronte ai rischi che si corrono attraverso il mondo virtuale, il Papa invita la comunità cristiana ad andare oltre, a non fermarsi agli aspetti meno positivi, per costruire una comunità umana autentica.

Lo sguardo attento del Pontefice si sofferma su quelli che sono i punti critici e che noi credenti non dobbiamo sottovalutare: la confusione tra virtuale e reale; la disinformazione che viaggia in rete fino alla distorsione dei fatti e al discredito delle persone; l’uso manipolatorio dei dati personali a opera di realtà anche sovranazionali; il cosiddetto cyberbullismo che ha spinto al suicidio alcuni giovani più fragili; le aggregazioni di individui legati da interessi e la cui identità si fonda sulla contrapposizione, sul pregiudizio e qualche volta anche sull’odio; l’autoisolamento fino ai casi di ragazzi definiti “eremiti sociali”.

Si tratta di fenomeni connessi a un uso distorto della comunicazione – distorsione che non è solo dei nostri tempi, anche in passato c’erano delle situazioni analoghe – ma che oggi assume dimensioni sempre più gigantesche proprio grazie alla raffinatezza delle tecnologie digitali a disposizione dell’umanità.

Occorre pertanto l’impegno dei credenti, e di tutti gli uomini di buona volontà insieme alle istituzioni civili e culturali, perché cresca la consapevolezza sui rischi, perché ci sia una formazione positiva delle nuove generazioni e, soprattutto, perché i cattolici si rendano conto della necessità di abitare il mondo digitale, di fare cultura della comunicazione, perché soltanto così oggi la Buona Notizia può arrivare sino ai confini estremi della terra, costruendo non una somma di individui, ma una comunità.

Il Santo Padre utilizza tre metafore per indicare questo percorso positivo:

  • la metafora della rete: perché la rete non è verticistica, ma «funziona grazie alla compartecipazione di tutti»;
  • la metafora della comunità che persegue obiettivi condivisi, attraverso l’ascolto e il dialogo, oltre che l’uso responsabile del linguaggio;
  • e infine la metafora del corpo e delle membra, richiamando la frase di Ef 4,25, in cui Paolo afferma che «siamo membra gli uni degli altri», e pertanto, scrive il Papa, «come cristiani ci riconosciamo tutti membra dell’unico corpo di cui Cristo è il capo».

Scrive ancora papa Francesco: «L’immagine del corpo e delle membra ci ricorda che l’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce sé stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa». E conclude il Papa: «Una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere. La Chiesa stessa è una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sui “like”, ma sulla verità, sull’“amen”, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri».

Se in poche parole vogliamo sintetizzare il messaggio da portarci a casa di questa Solennità, possiamo dire che, alla luce dell’Ascensione del Signore, siamo esortati a innalzare i nostri cuori al Cielo e a poggiare bene i nostri piedi a terra, adoperandoci per la diffusione del Vangelo. Ci vuole la contemplazione e ci vuole l’azione. Questi due elementi vanno sempre insieme. Le sorti di questo mondo non si migliorano nelle discussioni, nelle riunioni, nelle pianificazioni, ma innalzando il cuore al Signore e attingendo da Lui la luce e la forza per operare e per diffondere, comunicare il bene nel mondo.

 

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