Singolare intreccio di date tra Bruxelles e Roma

Arrivare vivi alle elezioni europee

Al netto delle molte cose, in parte previste e in parte imprevedibili, che agiteranno il mondo in questo ultimo quadrimestre dell’anno, già bastano e avanzano a preoccupare le scadenze che il calendario riserva all’Europa e all’Italia.

Nel mondo gli eventi relativi alle manifestazioni di Hong Kong, le tensioni permanenti tra Usa e Iran, per non parlare della Corea del Nord, e la minaccia di una guerra dei dazi tra Usa Pechino e l’Ue, con il rischio di una sua prosecuzione con quella valutaria, annunciano possibili turbolenze non solo economiche ma anche politiche, se non addirittura militari.

Probabilmente mento turbolento il clima in questa “isola felice” che l’Europa non è, anche se governata con un po’ più di saggezza, al riparo da tentazioni bellicose ma certo non priva di problemi. Uno di questi, e in politica ha la sua importanza è quello di un intreccio di calendari che va ad aggrovigliarsi con quello della politica italiana.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

A Bruxelles fervono i preparativi per il ricambio dei vertici Ue decisi a inizio luglio. Ursula von der Leyen lavora a comporre la nuova Commissione europea che vorrebbe – il condizionale è d’obbligo – composta con un rigoroso equilibrio di genere, un traguardo spesso evocato ma sin qui mai realizzato. Non meno problematico comporre un collegio equilibrato politicamente e geograficamente, con qualche attenzione supplementare ai Paesi dell’Europa centrale e orientale e l’elaborazione di un programma di lavoro che rispetti l’esito elettorale più di quanto non sia avvenuto nella designazione dei nuovi vertici Ue. Il tutto in modo da ottenere il consenso del Parlamento europeo e consentire l’avvio della nuova legislatura il prossimo 1° novembre, quando s’insedieranno anche la presidente della Banca centrale, la francese Christine Lagarde, il presidente del Consiglio permanente Ue, il belga Charles Michel e l’Alto rappresentante per Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, lo spagnolo Josep Borrell.

Questo quanto è previsto all’interno dell’Ue, mentre ormai ai suoi nuovi probabili confini incombe il prossimo 31 ottobre il rischio di una Brexit senza accordo con l’Ue, con le conseguenze che si possono immaginare per entrambe le sponde della Manica.

A fronte di questo calendario denso di novità fa bella mostra di sé quello della politica italiana, precipitata in un’inedita crisi di governo e alle prese con scadenze molto ravvicinate.

È ormai superata la scadenza prevista per la designazione del candidato italiano nella Commissione europea, ma soprattutto incombe il calendario per l’elaborazione e l’adozione della legge di bilancio, il cui progetto andrà prima sottoposto, nei termini degli accordi sottoscritti, all’esame preliminare di Bruxelles. È prevedibile che la congiuntura politica italiana, in coincidenza con quella istituzionale di Bruxelles evocata sopra, possa consentire limitate dilazioni di tempi, puntando tuttavia a evitare il rischio per l’Italia di un esercizio di bilancio 2020 provvisorio e, soprattutto, il temuto aumento dell’Iva con il suo pesante impatto sulla fragile economia italiana.

In questo ingorgo di date, europee e italiane, è urgente trovare una soluzione alla crisi politica italiana: o con un nuovo governo di legislatura (sicuramente l’esito auspicato da Bruxelles) o con un ritorno non precipitato alle urne, nel rispetto delle scelte del presidente Sergio Mattarella. Meglio ancora se la prospettiva sarà quello di un governo ad un tempo leale e cooperativo con Bruxelles, ma anche determinato a difendere il progetto europeo cambiandolo, come chiaramente richiesto dagli elettori con il voto per il Parlamento europeo del 26 maggio scorso.

Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

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