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Currite Palio, i nove borghi di Alba pronti alla sfida di domenica

ALBA Il podestà, interpretato dal sindaco Carlo Bo, sabato scorso ha dato il suo benestare: le contrade albesi si sfideranno per la conquista del Palio domenica. Arena della sfida cittadina sarà piazza Cagnasso, dove il 6 ottobre confluiranno i mille figuranti dei borghi.

Currite Palio, i nove borghi di Alba pronti alla sfida di domenica

Attorno alle 15, sarà abbassato il canapo della prima batteria; per le 18 è prevista la finale. Lo spettacolo di rievocazione storica, di quando Alba era libero Comune, sarà il prologo della corsa degli asini, con episodi medievali, antichi riti e costumi che tornano a rivivere nell’esibizione dei borghi storici.

La sfilata storica prenderà avvio da piazza Michele Ferrero alle 14, proseguirà su corso Fratelli Bandiera e corso Matteotti per poi accedere a piazza Garibaldi all’altezza dell’incrocio con corso Torino e concludersi proprio nell’arena temporanea di piazza Cagnasso.

Agguerrita – da sempre – la competizione fra i borghi, che hanno individuato ciascuno un episodio storico a simboleggiare il passato medievale. Il borgo della Moretta ripropone, poiché vincitore dell’edizione 2018, l’episodio della caccia alle streghe promossa dal tribunale dell’Inquisizione. Sulla scena domina un clima cupo e particolare rilievo viene dato alla figura di fra Galdino, il prete incaricato di ottenere la confessione da parte delle presunte eretiche anche attraverso la tortura e la segregazione.

Anche la sfilata di Santa Barbara rievoca un episodio di lotta contro gli eretici. Teatro della vicenda è Monforte, anno domini 1028, l’arcivescovo di Milano Ariberto assalta il castello di Monforte dove si va diffondendo l’eresia catara. In tanti rifiutano di tornare in seno alla Chiesa, la punizione riservata ai colpevoli è il rogo, nella città ambrosiana, dove c’è ancora un corso Monforte.

Il borgo Santa Rosalia scommette invece sul presente, richiamando nella sua messinscena un tema di stretta attualità. La rappresentazione intitolata Lo chiederemo agli alberi è una narrazione fantastica che prende avvio nel tardo Medioevo e racconta la strenua difesa della foresta di Serralunga da parte di Madre Natura e Papà Bosco.

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Il borgo Patin e Tesor sfila rievocando l’episodio storico che ispira il Palio di Alba. Nel 1275 esplode la rivalità fra Asti ed Alba che culmina nell’assedio di quest’ultima. Guidati dal siniscalco Filippo, rappresentante di Carlo d’Angiò, gli albesi resistono alla pressione del nemico ma le campagne circostanti subiscono ingenti danni e gli astigiani corrono il loro palio, con i cavalli, intorno alle mura albesi.

Il borgo delle Rane mette in scena uno spaccato di vita medievale con la sfilata delle cortigiane, ricostruzione che si avvale di fonti storiche che testimoniano l’esistenza di un lupanare attivo attorno al Mille proprio nelle vicinanze del castrum vetus del borgo delle Rane.

Dal profano si fa ritorno al sacro con l’esibizione a cura di San Lorenzo. Per quest’anno il borgo rivive le vicende che portano alla costruzione della sacra di San Michele, luogo di grande importanza per la cristianità nel Medioevo. Dall’apparizione del santo fino agli eventi che portarono all’edificazione della struttura meta di pellegrinaggio. Lo scopo della sfilata del borgo del Fumo è quello di riflettere sulle assonanze fra l’epoca medievale e la contemporaneità. L’esibizione presenta il Medioevo come un’epoca caratterizzata da importanti avanzamenti scientifici e artistici ma, al contempo, segnata da episodi di brutalità compiuti dall’uomo che ci parlano della sua natura ferina, non ancora del tutto domata.

Nei minuti che saranno concessi all’esibizione del borgo San Martino prevale il clima di festa dei folli: a cavallo fra Medioevo e Rinascimento, i dodici giorni che intercorrevano fra Natale e l’Epifania erano occasione per uno sfrenato carnevale, durante il quale il mondo appariva alla rovescia.

Infine il borgo del Brichet mette in scena le spose bambine, una consuetudine propria delle famiglie benestanti dell’età di mezzo – e purtroppo ancora attuale in altre parti del mondo – e regolata da una triste ritualità. I padri si accordavano circa il destino delle giovanissime che era deciso con la stretta di mano, nota come impalmamento, e sancito con una cerimonia davanti a un notaio.

Alessio Degiorgis

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