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Si è vendemmiato al Montalto per produrre il vino Vale la pena

Il garante: «In carcere mancano gli operatori»
Nel carcere di Alba da anni i detenuti coltivano una vigna.

ALBA Tempo di vendemmia anche alla casa circondariale Giuseppe Montalto di Alba, dove nasce il vino Vale la pena, un progetto unico nel suo genere, esito della collaborazione tra la direzione della struttura, l’azienda Syngenta, la Casa di carità arti e mestieri e l’Umberto I.
Martedì scorso i quattro detenuti che quest’anno hanno portato a termine il corso di operatore agricolo hanno raccolto le uve di Nebbiolo e di Barbera nell’ettaro di vitigno presente nel perimetro interno delle mura, che sono state poi portate alla scuola enologica albese per essere pigiate dagli studenti, i quali seguiranno anche tutto il processo di vinificazione.
Commenta Giovanni Bertello, responsabile tecnico del progetto: «Quest’anno la vendemmia è andata molto bene, dal momento che abbiamo avuto meno problemi con le malattie della vite, arrivando così a una qualità delle uve molto buona. Vale la pena è un progetto molto importante non soltanto perché offre opportunità di reinserimento ai detenuti, ma perché permette anche di aprire una rete di collaborazioni inedite, fuori e dentro il carcere».
Francesca Pinaffo

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