ALBA Il gruppo giovanile Futuralba organizza una manifestazione, che si svolgerà domenica 22 dicembre, per dire sì alla modifica del trattato di Dublino, alla redistribuzione dei migranti a livello europeo e all’abrogazione dei decreti sicurezza.
Il 22 dicembre di un anno fa 500 persone attraversarono le vie del centro storico di Alba per mostrare il loro dissenso nei confronti del primo decreto sicurezza entrato in vigore pochi giorni prima. «A distanza di un anno cos’è cambiato?», si chiedono i ragazzi e le ragazze del gruppo che unisce giovani che si riconoscono nei valori del centrosinistra e che sono stati candidati a sostegno di Olindo Cervella e Lorenzo Paglieri nelle recenti amministrativa. «Nell’estate di quest’anno il Parlamento ha approvato il decreto sicurezza bis che prevede pesanti sanzioni per i comandanti delle navi che violano il divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane apponibile da parte del Ministro dell’interno, scoraggiando e impedendo di fatto le attività di soccorso in mare da parti di navi private e andando non solo contro i principi del codice in mare ma anche contro le leggi morali e i valori di umanità intrinsechi all’uomo».
Alla manifestazione di quest’anno i giovani di Futuralba hanno assegnato il nome “Da questa parte del mare”; il ritrovo è alle 15 in piazza Michele Ferrero per marciare nelle vie del centro e dirigersi in piazza Garibaldi, dove si terranno orazioni e interventi. «L’appello a partecipare è rivolto a tutte quelle donne e uomini che non si riconoscono nelle politiche migratorie degli ultimi tempi, alla società civile, alla comunità cattolica e a chi si richiama a principi di umana solidarietà verso il prossimo, a tutte le forze democratiche e moderate che credono nei diritti inviolabili dell’uomo e nella fratellanza tra i popoli», spiegano gli organizzatori invitando associazioni o enti interessati ad aderire a scrivere all’e-mail futuralba2023@gmail.com oppure tramite le messaggeria delle pagine Facebook (FuturAlba) e Instagram (futur.alba).
«Il fenomeno migratorio è questione complessa e non può essere affrontata con slogan o facili soluzioni come la politica dei porti chiusi, ma con provvedimenti e soluzioni condivise da tutti i paesi dell’Unione europea» dicono i giovani. «Scendiamo in piazza perché riteniamo non si possa rinunciare alla libertà e ai diritti in cammino di una presunta sicurezza. Scendiamo in piazza per dire sì ad una alternativa possibile».