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Quando il portalettere non suona più: Poste finisce nel mirino dell’Antitrust

Nei paesi senza uffici postali i servizi si prenotano

POSTE La scorsa settimana Poste italiane è finita nel mirino dell’Antitrust, che ha avviato un’istruttoria accusando l’azienda di pubblicità ingannevole. Sotto accusa ci sono le raccomandate e quello che l’Antitrust ritiene un mancato rispetto del servizio pubblicizzato. Secondo il Garante l’avviso di giacenza del plico verrebbe spesso depositato nella cassetta postale senza accertarsi della presenza in
casa del destinatario, costringendolo quindi a recarsi a ritirare la raccomandata all’ufficio con uno slittamento dei tempi di consegna. Inoltre, secondo l’Antitrust, Poste avrebbe veicolato «messaggi ingannevoli riguardo al servizio di ritiro digitale delle raccomandate, con riferimento a costi
e condizioni di utilizzo».

L’Unione consumatori ha definito l’azione «un’ottima notizia», chiedendo di fare luce su un servizio «troppo caro e poco efficiente. Non è possibile che si lasci sempre l’avviso di giacenza, costringendo
il consumatore a fare lunghe code per recuperare il plico». Codacons ha annunciato (qualora siano accertate irregolarità) la richiesta di risarcimenti ai consumatori.

Poste italiane, con una nota, ha respinto le accuse, precisando che «le condotte commerciali sono improntate a principi di correttezza e trasparenza» e definendo «del tutto infondata e lesiva dell’immagine dell’azienda l’ipotesi di una strategia ingannevole verso i clienti». Poste aggiunge che «è assoluto interesse dell’azienda, in termini di efficienza e controllo dei costi, che la consegna avvenga sin dal primo tentativo di recapito» e precisa che nel 2019 sono state consegnate oltre 120 milioni di raccomandate, ricevendo meno di mille reclami per le giacenze, lo 0,000008 per cento del totale delle spedizioni.

Negli stessi giorni in cui è uscita la notizia della vertenza Antitrust-Poste, a Gazzetta è arrivata una segnalazione, sempre sulle raccomandate. Il 30 maggio, da Alba (strada Santa Rosalia) ne è stata inviata una a Cinzano. La lettera è stata controfirmata il 5 giugno, ma la ricevuta di ritorno è stata restituita al mittente soltanto il 26 novembre, cioè oltre 5 mesi dopo.

c.o.

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