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Una sorella semplice e buona: la comunità Albese dice addio a suor Maria Innocenza

ALBA «È stata una sorella semplice e buona, paziente e silenziosa, che ha diffuso nelle comunità il profumo dell’umiltà e della dolcezza», è questo il ricordo che lascia alle Paoline della comunità Divina provvidenza di Alba suor Maria Innocenza, al secolo Marina Salvoni, scomparsa a 91 anni nella mattina del 30 dicembre.

Una sorella semplice e buona: la comunità Albese dice addio a suor Maria Innocenza

Nata a Urago d’Oglio (Brescia) il 1° marzo 1928 entrò in congregazione nella casa di Alba il 18 giugno 1949, a ventun anni di età. Molto presto visse a Roma il noviziato ed emise la prima professione il 19 marzo 1952. Da giovane professa, inserita nella comunità di Vercelli, percorse in lungo e in largo le vallate alpine dell’Ossola con le borse colme di libri e un grande desiderio d’incontrare i gruppi familiari, i giovani, le persone sole alle quali annunciare una parola di gioia e di speranza. Dopo la professione perpetua celebrata a Roma nel 1957, ritornò a Vercelli e poi a Ivrea per la diffusione della Parola nelle famiglie, istituti, collettività. Poi un’altra tappa a Cosenza, impegnata nella verifica delle pellicole cinematografiche e nuovamente a Milano come incaricata della diffusione in quella grande diocesi ambrosiana.

A Bergamo, Cremona, Chiavari donò il meglio di se stessa, nel servizio umile, diligente, generoso in comunità e nel passaggio alla moviola delle pellicole nell’agenzia “San Paolo film”.  A Chiavari, a Bergamo e a Novara svolse pure il servizio di superiora. E proprio a Bergamo fu chiamata a vivere il momento non facile della chiusura della comunità e del passaggio della libreria alle sorelle Annunziatine.

Ebbe pure la gioia di dedicarsi, per una quindicina d’anni, al servizio della libreria nelle città di Pavia, Alessandria, Tortona, Pordenone. A Bologna-via Mondo, per circa due anni, prestò aiuto nella cucina fino a quando, nel 2001, dovette ritirarsi ad Alba. La salute era sempre più fragile specialmente a motivo di una fibrillazione al cuore ma fino a quando ha potuto, ha continuato a donarsi nella preparazione del refettorio, nel servizio a tavola o come aiuto nell’assistenza delle sorelle ammalate: dava loro da mangiare, si rendeva presente in diversi momenti per fare compagnia e sollevare lo spirito anche con una battuta scherzosa.

Dall’anno 2005 era lei stessa ammalata e secondo il suo stile, ha accolto questa nuova “visita” del Signore con la consueta semplicità e docilità, con una particolare sensibilità alla presenza di Dio che, proprio nel tempo della sofferenza, le si andava manifestando. Si è affidata, si è lasciata amare, ha permesso al Signore di continuare a operare in lei meraviglie di grazia.

È spirata nel silenzio e nella tranquillità: le sorelle che l’assistevano non si sono quasi accorte che era giunta per lei la “grande luce” e che ormai era passata all’altra vita. Per suor  Maria Innocenza, che ha avuto il dono di attendere, nel silenzio e nell’interiorità, notte e giorno, la venuta dello Sposo, è spuntato il “giorno santo”, il giorno della lode e della benedizione.

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