Al Leonardo da Vinci fa il suo debutto l’aula 3.0

Contenuti e didattica sono in Rete, pronti per essere condivisi, a portata dei tablet

Al Leonardo da Vinci fa il suo debutto l’aula 3.0

ISTRUZIONE/5 Dimenticate le vecchie disposizioni di banchi a ferro di cavallo o a file; appartengono al passato anche lavagne, gessetti e manuali scolastici. Nella classe 3.0 i contenuti e la didattica sono in Rete, pronti per essere condivisi, a portata di tablet; i banchi rettangolari classici lasciano il posto ai nuovi, trapezoidali, ideati per favorire l’aggregazione in “isole di lavoro” da riconfigurare a piacimento per una didattica partecipata e coinvolgente.

«Ci siamo resi conto che lo spazio è una variabile che influisce sulle nostre relazioni e sulla qualità del tempo che trascorriamo in classe: un tema da tempo al centro delle riflessioni dei pedagogisti a partire da Montessori fino a Malaguzzi»: così la professoressa Maria Teresa Ricco, nella sala polivalente del liceo Leonardo da Vinci, giovedì 6 febbraio ha presentato il progetto sulle classi 3.0, realizzato grazie ai finanziamenti della fondazione Crc.

«Il dialogo con le realtà del territorio ci permette di trovare le risorse economiche necessarie per portare la didattica nel nuovo secolo, le scuole non possono più permettersi la competizione», ha spiegato in apertura Alessandro Zannella, dirigente scolastico del liceo che, in piazza San Francesco, ospita gli indirizzi scienze umane, scienze socio-economiche e musicale.

«Le prime aule 3.0 sono state realizzate a Brindisi con fondi Pon (il Programma operativo nazionale del Ministero). Il nostro progetto ha coinvolto oltre agli studenti, ai quali è stato chiesto di immaginare uno spazio classe alternativo, anche i genitori», ha proseguito Ricco. Lo studio albese Bergolo ha svolto, a titolo gratuito, i disegni tecnici. «Sono stati distribuiti 60 tablet agli studenti che potranno portarli a casa e avranno a disposizione 6 ore di connessione».

Uno strumento innovativo per una didattica sempre più smart. «La soglia d’attenzione non supera i 20 minuti, la lezione coincide con questo spazio. Nel tempo restante, mentre l’insegnante interroga, la classe può portare avanti lavori di gruppo e al termine porre domande».

Le sfide dell’apprendimento multimediale sono state illustrate con la partecipazione degli iscritti alla classe V B dell’indirizzo scienze umane. «La scuola vuole mostrare come un utilizzo responsabile e meno superficiale trasformi la tecnologia in uno strumento utilissimo. Certo questo non può avvenire se ci limitiamo alle funzioni standard di uno smartphone».

Le possibilità concrete di impiego è Zannella a esemplificarle. «Se ad esempio sto facendo una lezione su Dickens posso, connettendomi a Internet, cercare sul sito della British library gli originali dei manoscritti in microfilm e utilizzarli come rimando diretto sulla lavagna multimediale (Lim) e sui tablet».

Davide Gallesio

SPECIALE SCUOLE

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